Della Festa della Visitazione della Beatissima Vergine, del card. Prospero Lambertini

Ai 2. Luglio.

§. 1.

Giorno di questa Festa: Veri motivi, ch’ebbe la Vergine di visitare Elisabetta; e quando s’incamminasse: S. Giuseppe compagno del viaggio, ma non presente al colloquio: Città, ove dimorava Elisabetta: Prodigj seguiti nel colloquio: Spiegazione dell’esultazione del Battista.

Ai 2. di Luglio si celebra la Festa della Visitazione della B. Vergine. Il Misterio di questa Festa è esposto nel cap. 1 del Vangelo di S. Luca. Dopo che fu partito l’Angelo, che aveva annunziata alla B. Vergine l’Incarnazione del Divino Figliuolo, ella si pose in viaggio, e andò a una Città di Giuda, che era in Montagna: Et discessit ab illa Angelus. Exurgens autem Maria in diebus illis abiit in montana cum festinatione in Civitatem Juda, ed entrò nella Casa di Zaccaria, e salutò Elisabetta: Et intravit in domum Zachariae, et salutavit Elisabeth.

Per intelligenza di questo Misterio è d’uopo il cercare il fine, per cui fu dalla Santissima Donna intrapreso questo viaggio: ed anche per compiuta notizia del viaggio non è inopportuno il ricercare, se lo facesse sola, o accompagnata; e qual fosse quella Città, ove andò, giacché l’Evangelista non la nomina.

Quanto al fine, avendo l’Angelo nel colloquio tenuto colla Vergine dettole, che avrebbe conceputo per opera dello Spirito Santo, ed avendole portato l’esempio di Elisabetta sua parente, che nella vecchiaja aveva conceputo, e ch’era già nel sesto mese della gravidanza: Et ecce Elisabeth cognata tua, et ipsa concepit filium in senectute sua; et hic mensis sextus est illi, quae vocatur sterilis, quia non erit impossibile apud Deum omne verbum; alcuni Settarj hanno creduto, che il viaggio fosse intrapreso per vedere se era vera la gravidanza di Elisabetta, e per avere col proprio esperimento maggior certezza di ciò, che l’Angelo le aveva detto. Oltre a’ Settarj non mancarono alcuni de’ nostri Interpreti, come Teofilatto, Eutimio, e s. Bonaventura, di dire lo stesso.

Ma non dee in verun modo abbracciarsi questa interpretazione, come ingiuriosa alla Vergine Beatissima, quasi che non avesse data una fede sicurissima all’esposizione dell’Angelo. Aveva ella creduto all’Angelo, quando le disse, ch’Elisabetta già sterile, e nella sua vecchiaja aveva conceputo un figlio? Aveva già la B. Vergine, prima di porsi in viaggio, dato il suo assenso all’Angelo con una piena fede. Ecce Ancilla Domini: fiat mihi secundum verbum tuum: la qual fede fu poi meritamente  lodata nella Visita da S. Elisabetta: Beata, quae credidisti; quoniam perficientur in te, quae dicta sunt tibi a Domino: e però come mai ragionevolmente può asserirsi, giusta ciò, che poc’anzi ancora si è accennato, che andasse a ritrovare Elisabetta per maggior sicurezza di quanto le era stato detto dall’Angelo? Contro i Settarj esclama il Venerabile Pietro Canisio nel lib. 4 al cap. 4 De Maria Deipara Virgine; e contro i nostri, che sono stati dello stesso sentimento, scrive assai bene secondo il solito il Cardinal Gotti nella sua Opera intitolata Veritas Religionis Christianae al lib. 4. part. 1. cap. 6. §. 1. Aggiungasi che S. Bernardo nell’Omel. 4. super Missus est cerca, per qual ragione l’Angelo espose alla B. Vergine il futuro parto di Elisabetta sterile: Quid fuit necesse etiam hujus Sterilis Virgini nuntiare conceptum? ed in oltre cerca il Santo Dottore, se il parto di Elisabetta fu avvisato a Maria, pel motivo ch’ella fin a quell’ora non avesse prestata fede al Misterio: Numquid forte dubiam adhuc et incredulam oraculo, recentiore voluit confermare miraculo? e risponde: Absit: additando con le seguenti parole la cagione: Sed ideo sterilis Cognatae conceptus Virgini nuntiatur, ut, dum miraculum miraculo additur, gaudium gaudio cumuletur. Per lo che, se già la Santissima Vergine aveva creduto il tutto, prima che l’Angelo le portasse l’esempio di Elisabetta, non v’è chi non vegga, essere incomprensibile, che per accertarsi del Misterio intraprendesse il viaggio, e per vedere, se veramente Elisabetta era gravida. Dicasi dunque, che volle Iddio, che la Vergine andasse a ritrovare Elisabetta, per dar campo a que’ prodigj, che seguirono nell’abboccamento fra di loro. Conchiudasi con S. Ambrogio nel libro 2. sopra  S. Luca: Ubi audivit Maria, non quasi incredula de oraculo, non quasi incerta de nuncio, nec quasi dubitans de exemplo, sed quasi laeta pro voto, cioè allegra per dover annunziare, come fece, alla parente il Misterio del Verbo da se conceputo, religiosa pro officio, volendo rallegrarsi con Elisabetta del Figlio, che per miracolo aveva conceputo, e volendo assisterla nel parto, festina prae gaudio, in montana perrexit: dalle quali ultime parole di S. Ambrogio anche si raccoglie, che le altre di S. Luca, abiit in montana cum festinatione, non significano che immediatamente dopo la partenza dell’Angelo intraprendesse il viaggio, ma che postasi in viaggio lo facesse sollecitamente: tanto più, che il Vangelista, dopo aver esposta la partenza dell’Angelo, non dice, che immediatamente la Vergine partisse, ma dice: in diebus illis. Questa espressione sembra additare lo spazio d’alcuni giorni fra la partenza, e il principio del viaggio: paucis post diebus (sono parole del P. Natale Alessandro ne’ Comenti al cap. 1. di S. Lucaquos in tanti contemplatione Misterii, et gratiarum actione insumpsit, ut credere par est, exurgens Maria Spiritus Sancti impulsu festinanter profecta est in montana Judaeae Regionum: e sopra lo stesso testo il p. Cornelio a Lapide, dopo aver riferite le parole del Vangelo, in diebus illis, dice: Non ergo eodem die, quo salutata ab Angelo Filium Dei concepit, et corporavit, abiit, sed post duos, vel tres dies; hos enim insumpsit contemplando, et orando.

E quanto poi all’altro punto, se Maria facesse sola il viaggio, e qual fosse la Città, a cui andò, giacché il Vangelista non la nomina, diremo, essere assai verisimile, che non andasse sola, ma non poter asserirsi sicuramente, che fosse accompagnata nel viaggio da S. Giuseppe. Nel Vangelo di S. Matteo al c. 1.chiaramente si vede, che S. Giuseppe ignorava il Mistero della gravidanza: e che l’Angelo, che gli comparve in sogno, fu quello, che glielo scoprì: e pure, se S. Giuseppe avesse accompagnata Maria per lo viaggio, e fosse stato presente alla parlata, che fece Elisabetta, come or ora vedrassi, avrebbe scoperta la gravidanza della Moglie. Questo è l’argomento di chi sostiene, non essere stato S. Giuseppe compagno della Beatissima Vergine nel viaggio. Altri poi conoscendone la forza, vogliono, che S. Giuseppe fosse compagno del viaggio, ma giunto alla Casa di Elisabetta partisse, e così non fosse presente al colloquio delle sante Donne. Il Saffi nelle Lodi di Maria alla part. 1. pag. 98. dopo avere alla pag. 96. sostenuto, esser verisimile, che S. Giuseppe accompagnasse la Beatissima Vergine nel viaggio, dice, che il colloquio fra essa e S. Elisabetta del gran Mistero dell’Incarnazione fu fatto fra esse solamente, senza che vi fossero presenti o Zaccaria, o Giuseppe: non Zaccaria, perché sarebbe stato conveniente, che il quel punto si fosse sciolta la sua lingua a benedire Iddio: non Giuseppe, perché quando poi la scoperse gravida, non si sarebbe turbato. Aggiugne, che il Vangelo dopo d’aver riferito, che la Vergine entrò in Casa, non parla più che d’Elisabetta; e benché dica, ch’essa esclamò con gran voce, saviamente però osserva con Rodolfo, che magnitudo magis intelligenda est ratione devotionis interioris, quam soni exterioris. L’Ayala nel suo Pittore Cristiano erudito al lib. 4. cap. 5. n. 4. è pure d’opinione, che S. Giuseppe accompagnasse la Madonna per lo viaggio, ma acremente riprende i Pittori, che lo rappresentano presente all’abboccamento d’essa con Elisabetta. In ordine a questo punto ciascheduno la può discorrere, come vuole: ma parlando dell’altro, cioè della Città, Giuliano e Porfirio diedero empiamente la taccia di negligente a S. Luca per non averla nominata. Ma se la Città doveva essere Sacerdotale, mentre in essa abitava Zaccaria della tribù di Giuda, se Ebron, o sia Cariatarbe, era la Città, di cui si parlava, e che ad essa fosse indirizzato il viaggio di Maria, come diffusamente comprova il Cardinal Baronio nell’Apparato agli Annali Ecclesiastici n. 77 e 78. Il Novato De Eminentia Deiparae Virginis al tom. 1.  cap. 8. qu. 3. è di questo medesimo sentimento: e concordano il Calmet nel cap. 1. di S. Luca al num. 36. Cornelio a Lapide al vers. 39. §. In Civitatem Juda, Natale Alessandro sopra lo stesso vers. 39. e 40. il Saffi nelle Lodi di Maria alla part. 1. pag. 97.

Prosiegue la Storia Evangelica di S. Luca, e racconta, ch’essendo entrata la Vergine nella casa di Zaccaria, ed avendo salutata Elisabetta, all’udire che fece Elisabetta la voce di Maria, l’infante Battista, che aveva nell’utero, esultò, restò Elisabetta piena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamando benedisse la Vergine, ed il frutto, che aveva nel suo ventre, la riconobbe per Madre del suo Signore, la disse Beata, perché aveva creduto; e Maria recitò il celebre Cantico: Magnificat anima mea Dominum. Ecco le parole del Vangelista: Et factum est, ut audivit salutationem Mariae Elisabeth, exultavit infans in utero ejus, et repleta est Spiritu Sancto Elisabeth. Et exclamavit voce magna, et dixit: Benedicta tu in mulieres, et benedictus fructus ventris tui. Et unde hoc mihi ut veniat Mater Domini mei ad me? Ecce enim ut facta est vox salutationis tuae in auribus meis, exultavit in gaudio infans in utero meo. Et beata, qui credidisti, quoniam proficientur ea, quae dicta sunt tibi a Domino. Et ait Maria: Magnificat anima mea Dominum.

Come ben ciascheduno può riconoscere, nel colloquio di Maria con Elisabetta riferito dall’Evangelista accaddero diversi prodigj, uno di Giovanni Battista, che esultando riconobbe la venuta del Verbo in Maria, l’altro di Elisabetta di lui Madre, che riempiuta di Spirito Santo profetò, e quello finalmente di Maria, che riempiuta parimente di Spirito Santo pronunziò il Cantico: Magnificat anima mea Dominum: senza tralasciare che anche Zaccaria nella stessa occasione ricevette la pienezza dello Spirito Santo; benché non ne apparisse verun segno, se non quando si fece la Circoncisione del Figlio nato: Et Zacharias (dice S. Luca nel cap. 1.) Pater ejus repletus est Spiritu Sancto, et prophetavit dicens: Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit, et fecit redemptionem plebis suae.

Dalla esultazione del Battista hanno alcuni Eretici asserito, che fu naturale, e che, rallegrandosi la Madre, non fu cosa tanto lontana dal verisimile, che anche l’infante esultasse piuttosto con moto di corpo, che d’anima. Ma se l’Angelo aveva già predetto a Zaccaria, come si vede in S. Luca al cap. 1. che il di lui Figliuolo anche esistente nell’utero della Madre sarebbe stato riempiuto di Spirito Santo, Spiritu Sancto replebitur adhuc ex utero Matris suae, e chi non vede, che ciò seguì, quando il Battista rinchiuso nell’utero di Elisabetta esultò all’improvvisa venuta di Cristo ancor rinchiuso nell’utero verginale di Maria? Dal che si deducono due conseguenze: una, che il moto dell’infante non provenne dall’allegrezza della Madre, ma che l’allegrezza della Madre derivò dal moto dell’infante, da cui riconobbe esser venuto Iddio: il che fu accennato da S. Luca nelle sopra riferite parole: Ut audivit salutationem Mariae Elisabeth, exultavit infans in utero ejus, et repleta est Spiritu Sancto Elisabeth: l’altra, che il moto del Battista non fu opera della natura, ma dello Spirito Santo: Repleta est Spiritu Sancto Elisabeth, quo, procul dubio, revelante cognovit, quid illa exultatio significaret infantis, idest illius venisse Matrem, cujus Praecursor ipse et monstrator futurus esset; e poco dopo: Joannes nondum in hanc editus lucem, tamen exultavit in gaudio: quod utique, nisi operatione Spiritus Sancti fieri potuisse, quis credat? sono parole di S. Agostino nell’epist. 57. ed oggi 187. ad Dardanum. Aggiungono i SS. Ireneo, Giovanni Grisostomo, Ambrogio, Girolamo, Gregorio, e Bernardo, non potersi, né doversi dubitare, che il Battista non acquistasse in quel tempo, in cui esultò, l’uso della ragione: e S. Ambrogio seguitato comunemente dagli altri espressamente insegna, che l’uso della ragione infuso in quel momento al Battista, non fu momentaneo, né transitorio, ma che continuò pel tratto successivo. Ecco le di lei parole nel lib. 2. de’ Comentarj in S. Luca: Non sola familiaritatis est causa, quod apud Elisabetham Maria diu mansit, sed etiasm tanti Vatis profectus. Nam, si primo ingressu tantus profectus extitit, ut ad salutationem Mariae exultaret infans in utero,repleretur Spiritu Sancto Mater infantis, quantum putamus usu tanti temporis Sanctae Mariae addidisse praesentiam? Altrove forse parleremo della Santità del Battista, e della grazia della regenerazione, che ebbe, ancor quando era nell’utero della madre, per cui, cancellato il peccato originale, rinacque in Cristo. Ed intanto chi volesse vedere diffusamente trattato l’argomento della miracolosa esultazione del Battista nell’utero della Madre, dell’uso della ragione infusogli, e della continuazione del medesimo, può vedere il Calmet sopra al cap. 1. di S. Luca al n. 41. Natale Alessandro nello stesso luogo al vers. 40. Cornelio a Lapide al vers. 14. il Serry nella sua Esercitaz. 28. al n. 6. e seguenti, il Cardinal Gotti nel cit. tom. 4. p. f. della Verità della Religione Cristiana § 2. cap. 6. n. 13. e seguenti. Chi poi volesse leggere molte pie e dotte meditazioni sopra il Cantico Magnificat virilmente difeso dagl’improperj di Lutero e de’ suoi seguaci, può leggere il Venerabile Canisio nel lib. 4. de Maria Deipara Virgine al c. 6. e 7.

Finisce S. Luca la Storia della Visita della Madonna, fatta ad Elisabetta, col seguente laconismo: Mansit autem Maria cum illa quasi mensibus tribus, et reversa est in domum suam: lasciando indeciso il punto, se restasse fino al parto, ed alla nascita di Giovanni, o pure partisse prima. Il Grozio crede, non essersi fermata la Beatissima Vergine fino alla nascita di S. Giovanni, pel motivo che, se si fosse trattenuta fino a quel tempo, avrebbe ancora aspettato, ch’Elisabetta guarisse dalle incomodità, che sieguono dopo il parto. Ciò è acremente contrastato dal Calmet nel cap. 1. di S. Luca al n. 56. All’opinione del Grozio è favorevole la considerazione, che S. Luca riferendo la nascita di S. Giovanni Battista, non parla dell’assistenza della B. Vergine, anzi la suppone partita. Al sentimento poi del Calmet porta una gran verisimilitudine il riflettere, che non sarebbe paruta cosa conveniente, che la Vergine fosse venuta per assistere ad Elisabetta, si fosse fermata fino al parto, e poi fosse partita prima del parto. Noi lascieremo l’una e l’altra opinione nella sua probabilità; come la lascia Cornelio a Lapide sopra il vers. 56. del c. 1. di S. Luca. Diremo col P. Natale Alessandro al num. 56. dello stesso c. 1. di S. Luca. In re obscura silere malim, quam sententiam dicere. Quod nos ignorare Deus voluit, haud curiosius inquirendum est. Ed intanto passeremo all’istituzione della Festa della Visitazione, che si fa nel giorno 2. di Luglio.

Fin dall’anno 1203. celebravasi questa Festa nella Religione de’ Frati Minori, come dai loro Annali raccoglie il Gavanto sopra le Rubriche del Breviario Romano sez. 7. c. 9. n. 2. Non mancano monumenti per comprovare, che celebravasi ancora nella Chiesa Orientale, come può vedersi appresso il Baillet nella Storia di questa Festa al §. 2. Ma, quando si voglia parlare dell’istituzione della Festa per tutta la Chiesa Occidentale, non sembra, che ad altri possa attribuirsi, che al Pontefice Urbano VI. il quale di più v’aggiunse il digiuno; eccitando in questo modo la pietà de’ Fedeli a ricorrere all’intercessione di Maria, ad effetto che si degnasse d’ottenere dal Signor Iddio la grazia, che finisse lo Scisma, che in quel tempo affliggeva la Chiesa. Passò da questa a miglior vita Urbano, prima che spedisse le Lettere Appostoliche, le quali perciò furono spedite da Bonifazio IX. che non comandò, ma esortò al digiuno. La Costituzione di Bonifazio è nel Bollario Romano, ed anche appresso il Raynaldi all’anno di Cristo 1389. n. 3. E lo Schultingio attesta, che fu composto l’Officio di questa Solennità dal Cardinale Ada per commissione del detto Pontefice Urbano VI. Hujus gloriosae Visitationis Officii compositionem Urbanus VI. Domino Adae Cardinali Angliae Doctori in Theologia commisit, ut ex Scripturis Evangelicis, Sanctorum Patrum Commentariis, et Doctorum approbatorum assertionibus Historiam hujus Festi Visitationis scriberet, et dictaret, et eidem Officio notam congruam applicaret. Volens quoque Cardinalis praefatus vestigia Patrum sequi, et mandatis Apostolicis obedire, juxta dictamen Domini Bonaventurae Cardinalis de Officio S. Francisci, praedictum Officium compilavit, et notam consimilem sibi sumpsit. Sarebbe forse stata riputata cosa ben fatta, se questa Festa della Visitazione non si fosse fissata ai 2. di Luglio, ma si fosse stabilita dopo la festa dell’Annunziata. Ciò si avverte ancora nella Storia Longobardica. Ma saviamente si addita, essersi fatto quanto è stato fatto, per non caricare di troppe Solennità il tempo di Quaresima, in cui la Chiesa è occupata a celebrare la Passione di Cristo, ed in cui per lo più cade la Festa dell’Annunziata.

Nell’anno 1441. fu celebrata la Sessione quarantesimaterza del Concilio di Basilea, nella quale fu stabilito, che ogni anno in tutte le Chiese della Cristianità si facesse ai 2. di Luglio la Festa della Visitazione di Maria, come può vedersi nel tom. 12. de’ Concilj del Labbé alla pag. 648. Fra gli altri, che composero la Storia del Concilio di Basilea, fu Agostino Patrizio, che espone le dispute fatte colà sopra l’istituzione di questa Festa, per la ragione che la Costituzione di Bonifazio non era stata accettata da quelli, che non erano del suo partito: aggiugne che Enea Senese, il quale poi fatto Papa assunse il nome di Pio II. fu quegli, che ritrovò la formola, con cui si soddisfece tutti. In oltre lo stesso Agostino Patrizio espone un’altra questione insorta circa il punto, se dovevasi concepire il Decreto promulgativo della Festa in nome di Felice V. che quelli di Basilea riputavano legittimo Pontefice; e che con l’assenso dello stesso Felice fu lasciata da parte, come può vedersi nel cap. 122. della citata Storia tom. 13. de’ Concilj del Labbé pag. 1594. Altresì nel Concilio Fiorentino i Patriarchi Orientali per comparire uomini pii, fecero una Costituzione di celebrare la Festa della Visitazione della Madonna. Possono leggersi il Cardinal Baronio alle Note al Martirologio Romano nel secondo giorno di Luglio, il Tommasino de Dier. Festor. Celebrat. al lib. 2. c. 20. n. 6. il Martene de antiq. Eccles. disciplin. al c. 33. n. 1. e 2. il Pagi Juniore nel Breviario de’ Romani Pontefici nella Vita d’Urbano VI. n. 66. lo Spondano all’anno di Cristo 1389. n. 1. ed all’anno 1441. num. 5. Ed il Cardinal Baronio nel luogo citato aggiugne d’aver veduto nella Biblioteca Vaticana un Trattato manoscritto di Giovanni di Praga contro Adalberto che impugnava questa Solennità: nel qual Trattato sono riferiti vari Miracoli e Rivelazioni, colle quali s’è degnato il Signore di approvarla.

Che se poi, ciò non ostante, taluno anche dubitasse della legittima istituzione di questa Festa, non meno per la dubbia autorità di Bonifazio IX: che per sapersi da ognuno, che il Concilio di Basilea fu legittimamente convocato, ma che poi lasciò d’essere Concilio legittimo per l’ardire soverchio, che alcuni Vescovi si presero, tentando di surrogare al vero Pontefice Eugenio IV. Amadeo di Savoja col nome di Felice V. si ricordi, che il fatto della Visita è riferito nel Vangelo; sappia, che il celebrarne ogni anno la memoria, è una cosa pia e santa; e che, comunque siasi del principio della Festa, essa è stata dipoi espressamente approvata dai Romani Pontefici, avendo S. Pio V. riformato l’Officio proprio di questa Festa, come attesta il Gavanto al luogo citato n. 2 e quello, che oggi recitiamo, essendo stato riconosciuto d’ordine di Clemente VIII. dal P. Ruiz de Visitatione Religioso dell’Ordine de’ Minimi, come può vedersi appresso Niccolò Antonio nella Biblioteca Spagnuola al tom. 2. p. 188. e che il Conciliabolo di Basilea non può in verun modo darsi per autore della Festa; dovendosene l’istituzione al Romano Pontefice Urbano VI. o pure a Bonifazio IX. come osserva il Gretsero de Festis al lib. 2. Fallitur Lutheranus Dresserus in suo Libello de Festis, cum Visitationis Festum institutum tradit in Concilio Basileensi anno 1441. etc. Sed errat, quia aliud est denuo promulgare et praecipere, aliud primitus instituere. Prius illud fecit Synodus Basileensis; posterius Urbanus VI. et Bonifacius IX. E sotto la censura fatta dal Gretsero restano ancor compresi due altri Autori eterodossi, cioè l’Ospiniano de Origine Festorum Christianorum alla pag. 123. e lo Schmidio nella Prolusione settima fra le Prolusioni Mariane nel Tom. 77. delle Miscellanee nella Biblioteca del Cardinal Passionei, i quali dicono lo stesso che fu detto dal Dressero censurato dal Gretsero. Gioachino Ildebrando, Autore di gran nome fra i suoi eterodossi, in una sua Opera stampata in Amsterdam l’anno 1702. intitolata De priscae et primitivae Ecclesiae Sacris publicis, Templis et Diebus festis, alla p. 60., e 61. così parla di questa Festa: Baptistae natalem Festum Visitationis Mariae subsequitur, quod saeculo decimo quarto ad finem vergente Urbanus VI. etc. primus condidit etc. Felici autem successu Concilium Basileense confirmavit ad invocandam Beatam Virginem, ut suis ipsa pedibus Turcarum eo tempore grassantium insultus protereret, quemadmodum suis pedibus in itinere ad Cognatam suscepto montana conculcasset.

P. LAMBERTINI, Delle Feste di Gesù Cristo Signor Nostro e della B. Vergine Maria, Venezia, Francesco Pitteri, 1767, pp. 279-284 (Capo V.)

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