SANTO STEFANO PROTOMARTIRE Stazione a Santo Stefano sul Colle Celio.

S. Stefano in Monte Celio

L’odierna basilica stazionale fu incominciata da papa Simplicio (468-82), ma venne condotta a termine solo da Giovanni I (523) e da Felice IV, che ne compirono la decorazione musiva. L’odierna festa di santo Stefano invece è assai più antica, ed apparisce perfino nel latercolo del martirologio ariano, la cui prima origine è da riferirsi all’ultimo ventennio del secolo IV.

Sembra infatti che a dare maggior splendore alla solennità Natalizia, si siano voluti raccogliere attorno alla culla di Gesù i più grandi Santi, e quelli che in certo modo avevano una speciale relazione col mistero della sua Incarnazione. San Gregorio di Nissa li ricorda con quest’ordine: Stefano, Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo e Basilio¹, mentre altri documenti greci posteriori vi aggiungono David, san Giuseppe e i Magi.

Sin dalla prima metà del v secolo, poco dopo lo scoprimento delle reliquie del Protomartire, sorsero in Roma parecchie basiliche a lui dedicate. Vicino a San Pietro ve n’eran due, di Santo Stefano Katà Galla patricia, e di Santo Stefano Katà Barbara patricia; un’altra sorgeva su d’un fondo di Demetriade, legato a san Leone I sulla via Latina. Questa Demetriade, figlia di Sesto Anicio Ermogeniano Olibrio, amica di sant’ Agostino, che le donò alcune reliquie del Protomartire, è la destinataria d’una celebre lettera di Pelagio sulla vita devota.

Nel medio evo la pietà dei Pontefici moltiplicò dovunque nell’Urbe i santuari di Santo Stefano, sicché se ne contano almeno 35, tra cui parecchi monasteri così latini che orientali. Data quindi la popolarità del culto del primo Martire, la solennità colla quale veniva celebrata l’odierna stazione sul Celio non ha nulla di sorprendente.

Il Papa insieme coi cardinali e colla corte rivestita tutta di sfarzosi abiti di seta, vi si recava a cavallo dal Laterano. La gualdrappa del destriero era di prezioso scarlatto, ed il Pontefice, cinto il capo della tiara, indossava la bianca penula, l’abito viatorio degli antichi romani. A Santo Stefano Rotondo deponeva la corona e le vesti candide, per rivestirsi delle rosse colle quali celebrava la messa; al termine di questa risaliva a cavallo, e il corteo faceva ritorno al patriarchio, ove avevano luogo la consueta distribuzione delle mancie – presbyterium –  e il convito rituale nel triclinio. L’Ordo di Pietro Amelio prescrive che debba essere imbandito con ogni decoro, e che vi abbiano parte i cappellani, gli accoliti, gli uditori e i penitenzieri, cui si distribuiva altresì una provvigione di pepe². In caso d’indisposizione del Papa, l’odierna messa toccava al prete cardinale di San Clemente, giacché quello di Santo Stefano suppliva di diritto il Pontefice nel giorno di Natale. Nel pomeriggio i vesperi avevano luogo in Laterano, e vi prendeva parte il Papa vestito di pluviale rosso e colla mitra in capo.

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¹ P. G., t. XLVI, col. 790 seg.

² P. L., LXXVIII, 1281.

Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – II. L’inaugurazione del Regno Messianico (La Sacra Liturgia dall’Avvento alla Settuagesima), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 169-170.

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