Moroni, Novendiali esequie del defonto Pontefice

5. Novendiali esequie del defonto Pontefice, che si celebrano nella basilica vaticana, per nove giorni continui, dal sagro Collegio, e da tutti quelli, che hanno posto nelle Cappelle Papali, cioè nella Cappella del coro, mentre anticamente aveano luogo in quella della Pietà.

Anticamente sembra, che le esequie al Pontefice morto si facessero per un sol giorno. Bonifacio III, nell’anno 607, ordinò che non si trattasse dell’elezione del Papa, se prima non fossero passati tre giorni dopo la morte dell’antecessore; ma osserva il Mabillon, Comment. in Ord. Rom. tom. II, che ciò era già in uso gran tempo innanzi, senza veruna legge, e sebbene di frequente rilevasi, che i sagri elettori in detti tre giorni erano applicati in preci e digiuni, di rado si fa menzione dell’esequie de’ Pontefici celebrate con solenne pompa, come avverte il Cenni, Concil. lateran. Steph. III, praef. p. XXI. Abbiamo però dal Novaes, nella Vita di Urbano III, che essendo questi morto, ai 19 ottobre 1187, in Ferrara, i ferraresi gli fecero esequie per sette giorni con magnificenza singolare, e con grande pompa di lumi. Ma Gregorio X nelle leggi, che formò sull’ elezione dei Pontefici, nel concilio generale XIV, celebrato in Lione, nel 1274, stabilì, che morto il Pontefice, i Cardinali aspettino per soli dieci giorni gli assenti, dopo i quali avendogli per nove giorni celebrate le esequie nella città ov’esso colla curia risiedeva, si racchiudano in conclave, ed in altre che in tutte le città, e principali luoghi dello stato Pontificio, intesa la morte del Papa, gli si celebrino esequie solenni. Quindi la celebrazione dell’esequie novendiali fu confermata da Pio IV colla bolla In eligendis, e da Gregorio XV, colla bolla Decet Romanum Pontificem, il quale ancora dispose, che nelle esequie del defonto Pontefice non si spendano più di dieci mila ducati, non comprese le regalie solite darsi al popolo romano, come si legge nell’altra sua bolla Quae etiam.

Adunque le novendiali esequie ai defonti Pontefici si celebrano nella cappella del coro della basilica di s. Pietro, per nove giorni consecutivi, purchè in essi non cadessero le festività di Natale, di Pasqua, di Penteсоste od altra delle più solenni, nel qual caso come prescrissero i nominati Pio IV, e Gregorio XV, si debbono tralasciare in quel dì senza rimetterle ad altro giorno, ed il valore della cera, che suol distribuirsi in questa mattina in cui si fanno le esequie, si deve dare ai poveri. Infatti, per non addurre altri esempii, per le esequie novendiali di Benedetto XIV, nel 1758, cadendo il nono giorno di esse nella festa di Pentecoste, nel sabbato precedente si terminarono, e nella domenica i Cardinali, tralasciata la messa esequiale, si radunarono al solito nella sagrestia di san Pietro, per tenervi la decima, ed ultima congregazione.

La basilica vaticana nei novendiali non si para di drappi neri, meno l’architrave della porta maggiore esterna, e quello di quella dell’atrio, o portico, in cui si appende un fregio nero con frangia d’oro, e sopra la detta dell’atrio vaticano s’innalza lo stemma del defonto Pontefice. In mezzo alla cappella del coro de’ canonici di s. Pietro, s’erge un magnifico tumulo, il quale vi resta sino al sesto giorno delle esequie, poichè nel settimo, come diremo, è stato eretto il grande e sontuoso catafalco in mezzo alla basilica. Il tumulo è contornato dalle guardie nobili in gala, col velo а tracolla, e sullo squadrone che tengono rovescio, il tutto in segno di lutto, e da venti torcie di cera bianca, sei delle quali stanno fuori della cappella, ardendo altrettanti fiaccolotti sull’altare, mentre della medesima cera bianca sono quelli degli altri altari principali, i due che ardono innanzi la statua di s. Pietro, e quelli, che circondano il Pontificio cadavere trasportato dalla Sistina nella basilica, il quarto giorno dopo la morte del Papa, ed esposto ne’ primi tre giorni de’ novendiali, nella cappella del ss. Sagramento, ove il popolo va a biaciargli per l’ultima volta il piede, e nella mattina delle esequie, come meglio si dirà, riceve una dispensa di candele.

I Cardinali si recano a queste esequie, invitati dai cursori apostolici per ischedula stampata, che dispensano per ordine del prefetto de’ cerimonieri Pontificii, di giorno in giorno, e a nome del Cardinal decano, con due carrozze, con ombrello, e cuscino paonazzo, vestiti in sottana, fascia, rocchetto, e mozzetta di egual colore, non usando la mantelletta in segno di giurisdizione, ed in sagrestia assumono le cappe paonazze; cioè quei creati dal defonto, di saietta, e gli altri, di seta, e quindi ognuno a proprio comodo per la via segreta si reca nella suddetta cappella del coro, cioè i vescovi suburbicarii a cornu evangelii negli stalli canonicali, e dopo di loro i preti, continuando questi ad occupare l’estremità di quelli a cornu epistolæ, essendo occupati i primi stalli di questa parte dai Cardinali diaconi; ed i caudatari in croccia, prendono posto avanti di loro, nell’ultimo banco, nè mai sciolgono le cappe ai Cardinali padroni che stanno negli stalli, perchè ivi formerebbono imbarazzo. I patriarchi gli arcivescovi, i vescovi assistenti al soglio, i quattro prelati di fiocchetti, cioè governatore di Roma, uditore della camera, tesoriere, e maggiordomo, e i vescovi non assistenti al soglio, non che tutti i prelati che hanno luogo in cappella, come i protonotari apostolici, chierici di camera, votanti di segnatura, gli abbreviatori ec., tutti intervengono con cappe paonazze, ma con abiti di saia, e calze nere, ch’è l’abito cui devono portare in sede vacante, meno i vescovi orientali, che restano come il solito, e il maggiordomo, e il maestro di camera, che sino a quando il cadavere del Papa non è tumulato, vestono di paonazzo, considerandosi in attualità di servigio. Gli uditori di Rota, e gli avvocati concistoriali però assumono in queste funzioni il mantellone o cappa paonazza col cappuccio rivoltato; ma il resto deve essere tutto nero, ed il rocchetto de’ primi è come quello di tutti i vescovi e prelati, cioè liscio senza merletti. Tutta questa prelatura, il maestro del sagro pаlazzo, i generali, e procuratori generali degli Ordini religiosi, procuratori di collegio, e tutti gli altri, di saietta, e gli altri, di seta, e che hanno posto in cappella, prendono quello degli stalli de’ benefiziati vaticani. A queste esequie novendiali ha luogo pure il chierico del sagro Collegio, cioè l’annuale, come abbiamo dai registri concistoriali, i quali gli prescrivono l’abito de’ bussolanti, ma col cappuccio un poco ritorto. Tutti poi nell’entrare in cappella non solo genuflettono all’altare, ma anche ad ambedue le parti ove sono i Cardinali, perchè può il Papa stare tra essi, sebbene ad ognuno incognito.

Nel primo giorno de’ novendiali, quarto della morte del Pontefice, il cui cadavere, nella mattina del giorno precedente, fu, come dicemmo, trasportato in s. Pietro, canta messa il Cardinal decano, ne’ seguenti gli altri Cardinali vescovi suburbicarii, e ne’ tre ultimi giorni si canta dai Cardinali preti. Il Cardinale, a cui tocca celebrare la messa, si reca in cappa paonazza al suo stallo, e quando si sono adunati la maggior parte de’ colleghi, un cerimoniere accompagnando il diacono, suddiacono, e prete assistente delle Cappelle Pontificie, già parati, l’invita alla celebrazione della messa, per recarsi il Cardinal co’ detti ministri all’altare seguito dal caudatario, ove levatasi la cappa, si pone in capo la berretta rossa, riceve dal suo maestro di camera l’acqua alle mani, intanto che il caudatario prende sulla croccia la cotta, e il velo bianco per sorreggere la mitra. Indi il Cardinale si assume l’amitto, il camice, il cordone, il manipolo, la croce pettorale, che si è levata alla lavanda delle mani, la stola, la tonicella, la dalmatica, la pianeta, la mitra di damasco bianco, i guanti, e l’anello Cardinalizio, paramenti tutti di color nero, come lo è il paliotto, e lo sono quelli de’ ministri assistenti delle cappelle, i quali cogli altri addetti alle medesime,
cerimonieri, chierici, ceroferarii, ес., genuflettono sempre da ambo le parti al sagro Collegio.

La messa viene cantata come quella de’ morti, dai cantori Pontificii, tutta in canto piano: fatta la confessione, il celebrante sale all’altare, e baciatolo, va al faldistorio per leggere l’introito. Terminata l’epistola, segue il graduale, e il tratto, che si devono dire andanti, e la sequenza Dies irae, ec., mentre i cerimonieri, aiutati dai cappellani comuni, accoliti-ceroferari, distribuiscono la cera bianca, consegnando ai caudatari la torcia, che dovranno accendere, e tenere pe’ rispettivi Cardinali padroni, che loro la rilasciano, oltre la candela, la quale appartiene agli stessi caudatari. Egual torcia si dispensa a’ patriarchi, e prelati di fiocchetti, mentre a tutti gli altri si dà un candelotto. Queste torcie, e ceri si accendono dai chierici della cappella pel vangelo, pel prefazio, e restano асcesi sino al termine della comunione, ed al Libera me Domine, ed assoluzione. Non è a tacersi, che nei novendiali, oltre i ministri della santa Sede, palatini, camerali, e altri, a cui si dà copiosa distribuzione di cera, secondo le note, che ha il camerlengo, la si fa ancora ad ogni famiglia di sala dei Cardinali, cioè tre libre per cadaun giorno, in tutto ventisette libre, le quali si danno anco se il Cardinale dimorante in Roma non fosse intervenuto ai novendiali, o se forastiere fossevi giunto l’ultimo giorno di essi; ma il caudatario percepisce la torcia, e la candela soltanto quando il suo Cardinale interviene alla Cappella, ed altrettanto si dica de’ prelati, ed altri, che hanno luogo in essa.

Proseguendo colle solite rubriche la messa, il Communio si canta dai cantori, sinchè il celebrante ha purificato il calice, e lavatesi le mani, lo abbia detto al suo luogo. Il Libera me Domine, si dice, dopо che il Cardinal celebrante, deposta la pianeta, e preso il piviale, sederà nel faldistorio: quindi va a fare le assoluzioni intorno al tumulo, dopo le quali si ritira in sagrestia, ove poi si recano i Cardinali per tenervi la seconda congregazione generale; ed in tal forma si cantano le altre cinque messe de’ novendiali, mentre nelle tre ultime, come andiamo a descrivere, hanno luogo le solenni assoluzioni ec. Nel terzo giorno però de’ novendiali, verso sera, si fa dai Cardinali creati dal defonto Pontefice, la suddescritta tumulazione del suo cadavere. Sepolto poi che sia il cadavere, le guardie nobili, che prestano servigio al sagro Collegio, assumono la montura giornaliera, e solo negli ultimi tre giorni de’ novendiali riprendono l’uniforme di gala, conservando però sempre il corruccio. Questo non si prende dai cursori e mazzieri Pontificii, ma nel tempo delle esequie essi portano le mazze di argento rivoltate.

Finalmente nel settimo giorno dei novendiali, dopo la consueta messa, incominciano le cinque Pontificali assoluzioni prescritte dagli Ordini romani, che si fanno intorno al gran catafalco, o mausoleo, pel quale non si devono spendere più di due mila scudi, compresi i cinquanta che per tale occasione vanno al capitolo di s. Pietro, secondo la riforma delle spese, che debbono farsi nel conclave, e nel tempo della sede vacante ordinata da Alessandro VIII, in vigore del suo decreto diretto al Cardinal Paluzzo Altieri, camerlengo di s. Chiesa, che si legge nel Camarda, De elect. Pont., verso il fine. Questo catafalco s’innalza nella nave di mezzo della basilica vaticana, ed è ornato di figure, di emblemi, d’iscrizioni, e di pitture a guazzo a forma di bassorilievo, il tutto allusivo a celebrare le azioni del Pontificato, e le virtù più cospicue del defonto Pontefice col suo ritratto, e stemma, oltre quello della santa romana Chiesa. Tal macchina sontuosa e grave, che poco diversifica nella forma una dall’altra, poggia sopra proporzionata base, circondata da un ordine di scalini, a pie’ dei quali nelle quattro estremità laterali, in vicinanza di altrettanti grandiosi candelabri, con candele di cera bianca accese, si collocano quattro tappeti con quattro sgabelli pei Cardinali, che in uno al celebrante negli ultimi tre giorni de’ novendiali devono ivi fare le cinque solenni assoluzioni, mentre il piccolo tappeto, e lo sgabello pel celebrante è situato innanzi la cappella del coro, ove pure in detti giorni si canta la messa, coll’assistenza del sagro Collegio, e di quelli, che intervengono alle Cappelle. Il catafalco è contornato dalle guardie nobili e dai granatieri, mentre le prime, in uno agli svizzeri, custodiscono la cappella del coro. In questi stessi ultimi tre giorni, nella cancellata della cappella del ss. Sagramento, o in altro luogo, i segretarii di camera, con altri officiali, dispensano al popolo candele di cera bianca del taglio di due oncie.

Sono adunque maggiormente solenni questi tre giorni ultimi delle esequie, ne’ quali, come dicemmo, si canta la messa dai Cardinali preti, nello stesso modo de’ precedenti, perchè altri quattro Cardinali dopo la messa fanno le assoluzioni, incominciando il turno dai vescovi suburbicarii, e proseguendo quelli dell’ordine dei preti. Terminato che sia il santo sagrifizio, ed assunto dal celebrante il piviale, i quattro Cardinali suburbicarii, invitati da un cerimoniere, depongono le cappe, e sul medesimo altare della cappella del coro, prendono l’amitto, la piccola cotta, il cordone o catena d’oro colla croce, la stola, il piviale nero, la mitra di damasco bianco e il formale colle pigne di perle, e i loro caudatari la cotta, e il velo bianco o bimba, mentre la torcia, che si dà per questa funzione, deve essere sostenuta accesa dai rispettivi maеstri di camera in cotta, o dal gentiluomo sacerdote de’ cinque Cardinali, che ad essi la rilasciano. Vestiti i cinque Cardinali, nel modo sopraddetto, partono dalla Cappella, salutando il sagro Collegio, preceduti dalla pontificia croce sostenuta dal suddiacono assistente e custodita dai virga rubea, o maestri ostiarii, e da due accoliti con candellieri, e candele accese di cera bianca, mentre un altro porta la navicella, e il  turibolo, essendo il celebrante in mezzo ai ministri assistenti, cioè diacono, e prete assistente. Il celebrante si ferma fuori della Cappella, dirimpetto all’altare, e siede al suo sgabello, incontro alla croce, mentre gli altri Cardinali prendono luogo secondo l’anzianità ai quattro angoli del catafalco; il più degno alla destra del celebrante, e gli altri a proporzione, sul ripiano della gradinata. Anticamente, dice l’Adami, Osservazioni per regolare il coro de’ cantori Pontificii, pag. 148, un cantore recavasi a’ quattro angoli del catafalco per assistere i Cardinali, mentre il rimanente del coro prende luogo alla destra del catafalco. Terminato dal celebrante il Non intres, ec., il coro risponde Amen; e postisi i quattro Cardinali a sedere, coperti di mitra, si dà principio al primo responsorio, Subvenite, etc., in canto fermo, il quale si dice andante, ed all’ultimo Kyrie il meno anziano de’ quattro porporati pone l’incenso nel turibolo, ed in piedi intuona il Pater noster, a cui risponde il cantore assistente, non solo al Pater noster, ma anche agli altri versetti, terminando coll’orazione, Deus, cui omnia vivunt, e il cantore risponde Ameп, ponendosi i quattro Cardinali di nuovo a sedere coperti di mitra. Dopo l’intonazione del Pater noster, i Cardinali, che stanno in Cappella, si alzano in piedi, e i loro caudatari tengono le torcie accese, per tutto il tempo delle cinque assoluzioni, mentre il Cardinale, che l’ha intonato, va intorno al tumulo incensando e benedicendo coll’acqua santa, e terminate le assoluzioni, dice Et ne nos inducas in tentationem, a cui il cantore, ovvero i cantori, che lo seguono, essendo questo l’ordine d’oggidì, rispondono Amen, e cantano immediatamente il Libera me, Domine, ec., e Requiem aeternam. Ciò, che si è praticato dal Cardinal meno anziano, dai cantori e dai Cardinali dimoranti in coro, si fa ogni volta che eseguisce l’assoluzione un altro porporato, inclusive al celebrante, che è l’ultimo a far l’assoluzione. Il secondo responsorio è Qui Lazarum resuscitasti, e l’ultimo è il Libera me, Domine, ec. precritte dal ceremoniale de’ vescovi nell’esequie de’ Sommi Pontefici, lib. 11, cap. 11, num. 13 seg., dopo le quali i Cardinali, che le hanno fatte, ritornano all’altare per ispogliarsi delle sagre vesti, e riprendere le cappe, colle quali intervengono alle consuete congregazioni generali, nella camera capitolare della basilica, levandosi i caudatari, e i maestri di camera, o gentiluomini, le cotte. Nei due ultimi giorni delle esequie novendiali, tanto nella messa, come pelle solenni assoluzioni, si fa altrettanto di quanto si descrisse; solo è da avvertirsi, che nell’ultimo giorno, appena terminata la messa, ha luogo in Cappella la recita dell’orazione funebre in latino, in lode del Papa defonto, sul pulpito, dalla parte del vangelo, presso i gradini dell’altare, che suol essere pronunziata da un prelato in cappa e berretta, prescelto dal sagro Collegio nella prima congregazione generale. Dopро l’orazione si fanno le assoluzioni, colle quali terminano i novendiali.

 

Cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni specialmente intorno ai principali santi … , VIII, in Venezia, dalla Tipografia Emiliana, 1841, pp. 189-194, voce Cappelle pontificie.

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