La chiesa della colletta sull’Esquilino ebbe pure nome ad Lunam, e forse ripete la sua prima origine da papa Ilaro, solo posteriormente essa venne elevata al grado di diaconia col nome di San Vito, quando cioè nel settimo secolo il culto di questo Martire divenne assai popolare in Italia; sicché si eressero moltissime chiese in suo onore. Alla diaconia era annesso un monastero maschile donde fu assunto al papato per un sol giorno quel cotal monaco Filippo, che dal partito avverso fu contrapposto a Stefano IV.
Il dominicum Eusebii ricorda l’abitazione privata di quest’eroico prete romano, vittima della crudeltà dell’imperatore Costanzo Ariano. Dopo la morte del Santo, la casa fu subito convertita in titolo, tanto che nel catalogo Gelasiano dell’894, tra i firmatari apparisce un Valentinus archipresbyter in titulo sancti Eusebii in Esquilinis. Più antica è l’epigrafe graffita su d’un sepolcro nel cimitero dei santi Pietro e Marcellino:
OLYMPI LECTORIS DE DOMINICO EVSEBII LOCVS EST
che ci riporta al secolo iv.
Ivi presso s’estendeva l’antica necropoli della Merulana, la qual circostanza può aver influito sulla scelta delle due lezioni della messa, in cui narrasi di defunti richiamati a vita.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 142-143.