VENERDI’ SANTO Colletta in Laterano. Stazione a Santa Croce in Gerusalemme.

Gesù aveva detto: non capit prophetam perire extra Hierusalem 1; perciò la stazione oggi si celebra nella basilica detta Sancta Hierusalem, ove altra volta il Papa si recava a piedi scalzi, movendo in processione dal Laterano. Durante il cammino egli agitava un turibolo fumigante di aromi preziosi innanzi al legno della santa Croce sostenuto da un diacono, mentre il coro cantava il salmo 118: Beati immaculati in via. In segno di profonda mestizia, originariamente questo giorno era aliturgico, come in genere in Roma tutti i venerdì e sabati dell’anno; cosicché quando, verso il VI secolo, venne rimesso alquanto il rigore dell’antica disciplina e furono istituite le stazioni dei venerdì quaresimali, i Papi per più secoli mantennero inviolato il primitivo uso romano che voleva esclusa in questo giorno perfino la messa dei Presantificati. L’attuale rito quindi, non risale che al medio evo e rappresenta appunto quello adoperato nelle chiese titolari di Roma dove non interveniva il Pontefice.

L’adorazione del legno della santa Croce il venerdì santo deriva, siccome già dicemmo, dalla liturgia gerosolimitana, dove era già in uso verso la fine del iv secolo. Anzi, per molto tempo, anche in Occidente quest’adorazione costituì quasi la cerimonia più importante e caratteristica, il punto centrale verso cui convergeva tutta la liturgia della santa Parasceve. Ecce lignum Crucis 2: è questo l’inizio della parusia del divin Giudice, e all’apparizione del vessillo trionfale della redenzione, mentre la Chiesa si prostra in atto di grata adorazione, le potenze infernali inorridite fuggono giù nell’abisso.

Nel medio evo a Roma il reliquiario papale della santa Croce veniva cosparso di aromi, ad indicare così la soavità della grazia che traspira dal Legno trionfale, come anche l’unzione interiore e la dolcezza spirituale che il Signore infonde nel cuore di coloro che portano la croce per amor suo.

Giusta gli Ordini Romani del secolo viii, la cerimonia quest’oggi si svolgeva parte nella basilica Sessoriana, parte in Laterano. Verso le due pomeridiane, il Papa e il clero palatino movevano in processione a piedi scalzi dal patriarchio alla basilica stazionale, dove aveva luogo prima l’adorazione della santa Croce, quindi la lettura della Passione secondo san Giovanni e la grande preghiera litanica per i vari ordini ecclesiastici e per i bisogni della Chiesa. Indi si ritornava in Laterano cantando lungo la via il salmo Beati immaculati in via. In questo giorno di lutto né il Papa né i diaconi si comunicavano: il popolo però era libero di ricevere la santa Comunione sia in Laterano, dove celebrava uno dei vescovi suburbicari, sia negli altri titoli della città.

Verso il secolo ix il rito fu alquanto modificato. L’adorazione della Croce venne differita sin dopo la preghiera litanica, cui seguiva il Pater noster colla Comunione degli astanti. La processione delle sacre Specie non aveva ancor luogo, e la funzione terminava colla benedizione del Papa: In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti. Rispondeva l’assemblea: Et cum spiritu tuo. Ognuno quindi recitava privatamente i salmi dell’ufficio vespertino, dopo di che si andava a mensa.

Nel secolo xii nella basilica Lateranense compieva ancora i divini uffici della Parasceve uno dei sette vescovi suburbicari di turno; il Papa però non interveniva, giacché continuava a recarsi nella basilica Sessoriana. Dal patriarchio si portavano in processione così il legno della santa Croce che le sacre Specie Eucaristiche per la messa dei Presantificati; ma non sembra che il popolo allora usasse più di comunicarsi, come ai primi secoli del medio evo.

Ai tempi d’Onorio III, il Papa, in sullo spuntar dell’aurora, soleva cantare l’intero salterio insieme coi suoi cappellani. Verso mezzodì egli si recava coi cardinali nell’oratorio di San Lorenzo, ed aperta l’inferriata sotto l’altare di Leone III, ne estraeva i due reliquiari col legno della santa Croce e i capi degli apostoli Pietro e Paolo, che, giusta una tarda tradizione la quale non risaliva oltre il mille, si volevano conservati in quel luogo. I cardinali s’appressavano a baciare le sacre reliquie, quindi il corteo si disponeva in ordine di processione per andare alla basilica Sessoriana. Prima di dar principio alla messa, il Pontefice si ritirava nell’attiguo monastero a lavarsi i piedi e a riprendere i suoi sandali ordinari; terminato poi l’ufficio, la processione ritornava in Laterano, dove però non seguiva il solito banchetto nel triclinio, giacché in questo giorno di lutto e di penitenza, ai ministri del palazzo non si somministrava che solo pane ed erba, escluso perfino il vino.

Questo cerimoniale durò in Roma sino quasi al secolo xv, quando cioè i rituali cominciarono a prescrivere che il Papa nella sua camera da letto recitasse dapprima il salterio insieme coi cappellani, indi si dovesse affacciare ad un balcone per concedere al popolo l’indulgenza. Ad ora poi determinata, il Pontefice si recava in coro per recitare l’Ufficio, e dopo mezzo giorno, prima cioè di dar principio alla processione stazionale a Santa Croce, ricompariva nuovamente sul balcone, ammantato questa volta di pluviale rosso e colla mitra in capo, per concedere alle turbe di popolo che si accalcavano sulla piazza, nuovamente l’indulgenza.

Terminata questa cerimonia, deponeva i sandali e insieme coi cardinali movevano tutti in processione a piedi nudi alla basilica Sessoriana.

Seguiva la messa dei Presantificati coi riti già descritti; solo che, durante il periodo avignonese, invalse l’uso che le sacre Specie venissero recate sull’altare, non già da uno dei cardinali che precedeva il Papa quando dal secretarium faceva il suo ingresso nel tempio, ma dal Pontefice stesso, e precisamente dopo compiuta l’adorazione della Croce. È appunto questo il rito descritto nell’odierno Messale Romano.

Con tutto questo complicarsi di cortei e di cerimonie durante il medio evo, non è difficile tuttavia di rilevare che l’attuale messa dei Presantificati, quale ci hanno trasmesso gli Ordini Romani del secolo xvi e quale noi ancora celebriamo, consta di tre parti distinte, che si sovrappongono come tre successive stratificazioni: la così detta messa dei Catecumeni, l’adorazione della santa Croce e la sacra Comunione.

La messa dei Catecumeni conserva quasi intatto il tipo delle antiche sinassi aliturgiche, e della così detta messa dei Catecumeni. Non v’è introito né Kyrie, ma solo si leggono tre lezioni scritturarie, due cioè dell’Antico Testamento, una del Vangelo. Alle prime due, segue il canto responsoriale d’un salmo terminato da una colletta del preside; dopo la terza lezione, la Passione secondo san Giovanni, segue la grande preghiera litanica per i diversi bisogni della Chiesa (Oremus, dilectissimi nobis, etc.), che originariamente segnava appunto il termine dell’Ufficio domenicale vigiliare e serviva quasi d’introduzione alla liturgia eucaristica. Anche oggi alla messa, dopo il Vangelo, il sacerdote saluta il popolo (Dominus vobiscum) e lo invita alla preghiera collettiva (Oremus); però essendo andata in disuso l’antica litania, almeno siccome rito ordinario della messa, di fatto né il sacerdote, né il popolo a questo momento dell’azione eucaristica pregano più, ed unicamente il coro dei cantori eseguisce le melodie dell’offertorio. Il solo venerdì santo conserva ancora intatto il rito primitivo romano; in modo che l’antichissima preghiera litanica dopo il Vangelo, attestataci fin dal ii secolo da Giustino, non si può dire punto che sia stata interamente sbandita dalla liturgia della Sede Apostolica, essendo rimasta a suo luogo almeno in questo giorno solenne della Parasceve pasquale.

Dopo la litania di cui abbiamo detto, nelle messe ordinarie seguiva regolarmente il canone eucaristico e la Comunione. Siccome tuttavia oggi non ha luogo alcuna consacrazione, perciò nel secolo ix il Papa saltava a pié pari il canone e passava subito al canto del Pater che precedeva immediatamente la Comunione. Era questo il modo più regolare. Però qualche secolo dopo troviamo invece che l’adorazione della Croce, la quale da principio aveva luogo prima della messa, era venuta, non si sa come, ad incastrarsi arbitrariamente tra la litania e la Comunione; onde il ritmo primitivo della cerimonia essendone rimasto alquanto turbato, ne seguì una complicazione di riti. Taluni Papi ritornando all’altare dopo la adorazione della santa Croce, ritennero che allora propriamente cominciasse la messa, e vollero si recitasse, giusta il consueto delle altre messe, il salmo 42 colla confessione. Posteriormente, dopo che i Pontefici avignonesi ebbero introdotto per loro particolare devozione la processione delle sante Specie, un po’ per volta seguirono anche l’incensazione delle Oblate e dell’altare, la lavanda delle mani, le preghiere secrete e l’elevazione. Nel secolo xv quest’ultima cerimonia si compieva allorquando il Papa recitava il Pater, alle parole cioè sicut in coelo … ; in seguito tuttavia l’ostensione della santa Ostia venne differita sin dopo l’orazione domenicale ed immediatamente prima della sua frazione, precisamente come si faceva da principio.

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1 «Non è permesso che un Profeta venga messo a morte fuori di Gerusalemme» Luc., xiii, 33.
2 «Ecco il legno della Croce».

da A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 212-216.

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