Marco Agostini, Messa votiva dei Santi Pietro e Paolo all’Altare della Cattedra della Basilica di S. Pietro, sabato 29 ottobre 2022

Cattedra di san Pietro del Bernini, il Paraclito

Laudetur Jesus Christus! Anche quest’anno, nonostante l’oscuro mugghiare del mondo, il nostro pellegrinaggio è giunto alla tomba del Principe degli Apostoli, venerandone il glorioso trofeo. Sostiamo ora innanzi alla Cattedra per offrire sull’altare ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui la Chiesa è stata costituita: il santo sacrificio della Messa. Anche di recente, papa Francesco, per il quale preghiamo e che salutiamo con filiale rispetto, ha richiamato al valore educativo e pacificante dell’arte e della bellezza. Ciò vale anzitutto per la sacra liturgia. Lasciamo che, mentre celebriamo il più grande dei misteri, le immagini del monumentale complesso della Cattedra di Gian Lorenzo Bernini, concepite per la sacra liturgia, ci parlino e ci confortino nella fede. La grazia ci restituirà alle nostre case ricolmi di pace, consolazioni e benedizioni grandi.

1. La mattina presto, quando la basilica è abitata dall’oscurità, prima che dai finestroni filtri l’alba, la macchina berniniana della Gloria anticipa la forza del sole imprigionatavi dall’artista. Se non fosse per il marmo, lo stucco, il bronzo e i colori, sembrerebbe un fenomeno atmosferico nel vasto cielo romano. La quotidiana vittoria del sole sulla notte o, in pieno giorno, il suo cercarsi uno spiraglio tra il ribollire tumultuoso delle nubi quando la tempesta perde forza, hanno stimolato l’immaginazione dell’artista per la Cattedra di San Pietro. Al tramonto, il sole fende con una sciabolata il muro michelangiolesco ed entra in basilica dal finestrone ovale: un grandioso simbolo del Paraclito – ora dipinto
su vetro – in risposta all’accorata preghiera: Veni Sancte Spiritus / et emitte caelitus / lucis tuae radium. E’ alla sera che la Chiesa avverte con più struggimento il desiderio che non venga meno la luce, che non si spenga la fede nel cuore dei cristiani, che Dio non l’abbandoni, che il sonno di Gesù non duri a lungo sulla barca scossa dalle onde. Viviamo giorni di prolungato crepuscolo e di burrasca. Quella finestra, tuttavia, ci assicura la pace, essa è occhio e via d’uscita: conforta il pensiero che da quell’occhio Dio guarda, illumina la Chiesa e la custodisce e che da quello squarcio la parte migliore dei suoi figli era esaltata alla santità1.

2. La luce, significata dall’oro, sgorga da quel finestrone e inonda la basilica, non prima, però, d’essere rimbalzata di nube in nube sulla Cattedra ruscellando, fino a qualche decennio fa, sulla mensa dell’altare di sotto. Oggi l’altare lì non c’è più e la luce sembra cadere dissolvendosi. Nondimeno il gruppo berniniano (1657-1666) offre la sua scenografica predica come ben indicò Benedetto XVI2! La turbinante sintesi delle maggiori arti: architettura – la Cattedra e la Gloria furono concepite in stretta connessione col baldacchino sulla Confessione e da vedersi attraverso di esso – scultura, pittura sono a servizio del messaggio di fede. «E’ del poeta il fin la meraviglia: parlo dell’eccellente e non del goffo»3 affermava il poeta: scopo del meraviglioso negli artisti cristiani era il convincimento di dover «Persuadère le persone alla pietà et ordinarle a Dio … ufficio [dell’artista] sarà usare li stessi mezzi [dell’oratore] nella sua opera, faticandosi per formarla di maniera che ella sia atta a dare diletto, ad insegnare e muovere l’affetto di chi la guarderà … [gli oratori] quello che insegnano lo scolpiscono nelle tavole della memoria sì saldamente che vi resta impresso per molti anni … [come] stendardi inarborati e bandiere spiegate … trombe perpetue … quello che l’uomo per via dell’udito, mediante la fede, nella mente sua ha concepito, ora [grazie agli artisti], con gli occhi mirandolo, viene mirabilmente a confermarlo e stabilirlo nel suo cuore»4.

3. Centro della composizione è il reliquiario della Cathedra Petri5. Bernini rinchiuse il seggio, che la tradizione dice di san Pietro, in una teca bronzea esaltandolo a mezz’aria sostenuto dalle poderose figure dei santi Ambrogio, Agostino, Giovanni Crisostomo e Atanasio, i Dottori della Chiesa d’Occidente
e Oriente, strenui difensori della fede, rappresentanti l’interezza della Tradizione. Bernini sottrasse alla vista uno dei simboli della potestà delle «somme chiavi» affidata da Gesù a Pietro e di ogni autorità pontificia (cfr. Lc 22, 32) che la pietà popolare aveva vestito di devozione e fascino, per restituirlo alla contemplazione, con una perfetta interpretazione iconografica dell’autorità pontificia, nel suo significato di emblema del magistero papale.

4. La Cattedra in alto evoca l’etimasia6, il trono apparecchiato e vuotoCattedra di san Pietro del Bernini, la Cattedra e i Dottori sormontato dalla croce, segno della presenza invisibile del Signore nei luoghi della liturgia. La particolare «etimasia di san Pietro», col seggio vuoto sul quale si libra la colomba dello Spirito Santo, richiama in un luogo speciale della liturgia papale, la presenza dell’Apostolo Pietro che continua come magistero docente nei suoi successori. Sant’Ignazio d’Antiochia insegna che «la Cattedra è simbolo di sovranità, trono di verità, seggio di Carità»7. La Chiesa delle origini, parlando della carità, sovente si riferiva all’eucaristia come supremo atto d’amore di Cristo sacrificato e consegnato nel sacramento: Sacramentum Caritatis8. Consideriamo, dunque, il seggio di carità petrino, la Cattedra, come l’aveva concepito Bernini, inscindibilmente unito all’altare del sacrificio, librantesi su di esso per onorarlo, custodirlo e difenderlo. La forma piramidale del monumento assimila il gruppo dei Padri e della Cattedra, a un baldacchino d’altare: i movimenti delle linee e l’ondeggiare delle vesti accresce l’effetto di festone. Il rimando è alla cuspide del baldacchino della Confessione: là le volute governate dagli angeli innalzano al cielo il globo con la croce, qui le volute rette dai Padri innalzano la Cattedra sovrastata dalla colomba. Sacramento e sacerdozio (l’altare) appaiono avvolti, protetti ed esaltati da dottrina e magistero (i Padri e la Cattedra), la sovrabbondanza della grazia sacramentale garantita, custodita e regolata dall’autorità pontificia, l’amore unito all’ordine e governato da esso. Il trono vuoto sull’altare attesta l’armonia dell’uno con l’altro, non la loro separazione, lo Spirito Santo manifesta così la sua azione di regere quod est devium! Come non citare qui le parole di Benedetto XVI: la Chiesa «può essere e rimanere Chiesa universale solo se la sua unità è più che organizzazione, se vive di Cristo … La Chiesa non è governata da decisioni prese a maggioranza, ma dalla Fede, che matura nell’incontro con Cristo nella celebrazione della Messa»9.

5. Bernini immortalò nel bronzo l’ufficio dei santi Dottori nel Corpo Mistico: con la dottrina sostegno al trono del servizio. La Cattedra della carità, dell’ordine, del diritto, è assistita dal Paraclito proprio perché poggia sulla fede dell’altare. E’ il legame della fede, l’ordine sacramentale, a proteggere e rendere libera la Chiesa salvaguardandola dalla tirannia di maggioranze e compiacenze. La presenza dei Dottori garantisce il legame con la Tradizione e la Sacra Scrittura impedendo il soverchio dell’opinione, dell’autoreferenzialità e del desiderio di res novae10. Il Magistero si fonda su veritas immutabile nello scorrere dei secoli, sulla fede perenne del Vangelo, dei Padri, dei grandi concili e sui sacramenti. E’ una grazia quella di poter considerare ancora insieme, con uno sforzo della vista, dell’intelligenza e del cuore ciò che è nato congiunto non solo nel marmo e nel bronzo, ma nella fede, nella teologia, nella simbologia e nella bellezza. Il colpo d’occhio che questa Messa ci assicura, preserva dalla tentazione dello scoramento e dell’abbandono, garantisce circa la fecondità della Tradizione nel suo crescere e progredire nel respiro dei millenni sotto il soffio vitale dello Spirito Santo. La solidità del marmo, la nobiltà del bronzo danno prova di resistenza alle incursioni del tempo e delle mode. La fede che bronzi e marmi mostrano, consente di navigare i marosi della contemporaneità e di resistere con il cuore integro e in pace, e con Pietro, alle forze maligne della decomposizione, della separazione e dell’annientamento. Laudetur Jesus Christus!

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1 M. A. Nocco, La fortuna critica della Cathedra Petri di Gian Lorenzo Bernini, in La basilica di San Pietro: fortuna e immagine, a cura di G. Morello, Gangemi, Roma 2012, pp. 315-347.
2 J. Ratzinger, Immagini di speranza. Le feste cristiane in compagnia del papa, Paoline, Milano 2005, pp. 39-47.
3 G. Marino, La Murtoleide, Fischiata XXXIII, in Opere, a cura di A. Asor Rosa, Rizzoli, Milano 1967, pp. 852 ss.
4 G. Paleotti, Discorso intorno alle immagini sacre e profane, in Trattati d’arte del Cinquecento fra Manierismo e Controriforma, a cura di P. Barocchi, Laterza, Bari 1961, pp. 206-222.
5 Si tratta di un trono in legno e avorio del IX secolo, che incorpora parti di legno di acacia risalenti al I secolo, appartenuto per tradizione al Principe degli Apostoli.
6 Si vedano i mosaici bizantini di Ravenna.
7 Ignazio d’Antiochia, Lettera ai Romani, Proemio, in I Padri Apostolici, a cura di A. Quacquarelli, Città Nuova, Roma 1978, p. 122.
8 Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, Esortazione Apostolica Post-Sinodale, 2007.
9 J. Ratzinger, op. cit., p. 44.
10 Il nesso res novae, passò dal significato originale generico e neutro di situazione nuova a quello di situazione di cambiamento negativo, rivolta, tumulto, complotto, rivolgimento, di rivoluzione. Nel nesso è interessante notare la connotazione dell’aggettivo novus e dei termini con la medesima radice novitas, novare, novator. Sul significato e uso del nesso si veda Sallustio, Cicerone, Livio, Tacito e i loro commentatori antichi e medievali.

 

Cfr. «Una Voce Notiziario», 87-88 ns, 2022-2023, pp. 14-16 link

 

Cattedra di san Pietro del Bernini, l'altare   Cattedra di san Pietro del Bernini, l'altare segato

 

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