Aquileja 14 settembre 2024, VIII Pellegrinaggio alle sorgenti della nostra fede di tradizione Marciana

Sabato 14 settembre 2024 avrà luogo la VIII edizione del Pellegrinaggio alle sorgenti della nostra fede di tradizione Marciana.

I pellegrini moveranno come ormai consuetudine dalla chiesetta di Belvedere San Marco con la recita del Rosario, alle 11 seguirà la Messa in rito tridentino alla chiesa di Monastero ad Aquileja. Al termine si formerà la processione lungo la Via Sacra fino alla basilica di S. Maria Assunta per il rinnovo delle promesse battesimali e la venerazione delle reliquie dei Santi Martiri Aquilejesi. Al termine sarà imbandita la mensa presso l’Hotel I Patriarchi (prenotazione a compagniasantantonio@libero.it o al +39 347 3961396 entro il giorno 12 settembre).

Il pellegrinaggio è organizzato dalla Compagnia di Sant’Antonio con la collaborazione delle sezioni di Udine e Pordenone di Una Voce Italia che curano il servizio liturgico e della Società Internazionale Tommaso d’Aquino, sez. Friuli-Venezia Giulia e del Circolo Culturale Cornelio Fabro. Esso intende riaffermare le ragioni e la pratica della fede tradizionale in contrasto con ogni decadenza degli ideali cattolici e marciani.

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L’8 settembre riprendono le Messe tridentine a Pordenone

Domenica 8 settembre 2024 alle 18 riprendono le Messe tridentine alla chiesa della Santissima in Pordenone (Viale delle Grazie all’incrocio con Via della Santissima).

Sarà cantata la Messa In Nativitate Beatæ Mariæ Virginis, Duplex II classis, commemorazione della Dominica Decima Sesta dopo la Pentecoste.

 

Cfr. canale Telegram di Una Voce Pordenone t.me/unavocepn

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Sospese le Messe tridentine alla chiesa della Santissima Pordenone

Dal 15 agosto 2024 le Messe tridentine organizzate dalla Sezione Noncellese di Una Voce Italia alla chiesa della Santissima in Pordenone sono sospese per indisponibilità del celebrante. Una prece per il vescovo di Concordia-Pordenone S. E. mons. Giuseppe Pellegrini perché provveda in modo che la Messa possa riprendere.

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Programma del XIII Pellegrinaggio Internazionale Ad Petri Sedem, Roma, 25-27 ottobre 2024

Anche quest’anno il Coetus Internationalis Summorum Pontificum – di cui Una Voce Italia è membro fondatore – organizza il Pellegrinaggio ad Petri Sedem nell’Urbe dal 25 al 27 ottobre. La processione alla basilica di S. Pietro in Vaticano non sarà seguita dalla Messa.

 

Venerdì 25 ottobre 2024

17:30 Vespri pontificali alla Basilica di S. Maria ad Martyres (Pantheon) officiati da mons. Marian Eleganti

 

Sabato 26 ottobre 2024

9 Rosario alla Basilica dei SS. Celso e Giuliano

9:30 Messa alla Basilica dei SS. Celso e Giuliano

10:30 Partenza della processione verso la Basilica di S. Pietro in Vaticano, alla quale si unirà il card. Gerhard Ludwig Müller

11:30 Arrivo alla Basilica di S. Pietro

12 Canto del Credo e venerazione delle reliquie dell’apostolo Pietro

12:30 Benedizione col Santissimo Sacramento all’altare della Cattedra in Basilica

 

Domenica 27 ottobre 2024 Festa di Cristo Re

10 Messa alla Basilica dei SS. Celso e Giuliano

11 Messa di chiusura alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini, celebrata da mons. Marian Eleganti

16 Messa alla chiesa di S. Anna al Laterano, celebrata da mons. Marco Agostini.

 

__________

La mattina di venerdì 25 ottobre alle ore 9 si terrà il IX Incontro Pax Liturgica presso l’Istituto Patristico Augustinianum (Via Paolo VI 25, di fronte al Sant’Uffizio). Ci saranno i seguenti interventi: Introduzione di Rubén Peretó Rivas, direttore del Centro Internazionale di Studi Liturgici (CIEL); indirizzo di benvenuto dell’abbé Claude Barthe, assistente ecclesiastico del Coetus Internationalis Summorum Pontificum; «Ho aperto gli occhi. La scoperta della Tradizione della Chiesa» di suor Trinitat Cabrero O. V., Santuario di Nostra Signora di Refet (Spagna); «La resistenza a Traditionis Custodes: preghiere, istanze, dichiarazioni, ecc. » di Jean-Pierre Maugendre, presidente di Renaissance Catholique (Francia); «Europa e cristianesimo: bilancio e prospettive» di S. Em.za Gerhard Card. Müller; «Il “Foro Romano” e il regno sociale di Cristo» di John Rao, St. John’s University (Nuova York); «Home Sweet Home. Il ritorno a casa attraverso la bellezza della liturgia» della sig.ra Yeng Pin Chan (Londra); «Conclusione: anche se noi non abbiamo ancora vinto, loro hanno perso» di Christian Marquant, presidente di Paix Liturgique. Fine dei lavori alle ore 16, trasferimento dei partecipanti al Pantheon per l’apertura del Pellegrinaggio Ad Petri Sedem con i vespri pontificali.

 

Cfr. summorum-pontificum.org

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Card. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa, XLI

Card. Prospero Lambertini / Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa 41

[Cingolo]

Card. Prospero LambertiniXLI. Il terzo sacro indumento è il cingolo; onde Stefano vescovo eduense nel lib. 1 De sacramento altaris al cap. 10 dice: “Cingulum, quo albam constringendo, renibus coaptatur”: ed il cingolo alle volte viene chiamato baltheum, alle volte zona; scrivendo s. Girolamo nell’epist. 128 ad Fabiolam, “tertium genus est vestimenti, quod illi appellant Abner, nos cingulum vel baltheum, vel zonam possumus dicere». Chiunque una volta si serviva della lunga e larga veste la legava col cingolo «ne tunica ipsa diffluat et gressum impediat»; sono parole di Beda e di Rabano. E chi non usava il cingolo e lasciava andar giù i vestiti, passava appresso i giudei e i romani per uomo ozioso, negligente e libertino, come ben dimostra il Vert nel tom. 2 alla pag. 310. Ed il cingolo sacerdotale dee cinger le reni e non porsi nel sito delle mammelle e del petto come da alcuni malamente si fa. Nell’Esodo al cap. 12 parlasi del cinger i reni: «Renes vestros accingetis». Lo stesso si ripete in Giobbe al cap. 12 «Praecinge fune renes eorum». Ed in Isaia al cap. 11 «Et erit iustitia cingulum lumborum eius, et fides cinctorium renum eius». Antico è l’uso del cingolo; scrivendo Giovanni Diacono nella Vita di s. Gregorio che i fedeli solevano venerare le di lui suppellettili: «sed et eius baltheum consuetudinaliter osculatos esse».

 

Cfr. P. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa secondo l’ordine del Calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, p. 37.

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Card. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa, XL

Card. Prospero Lambertini / Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa 40

[Camice]

Card. Prospero LambertiniXL. Il secondo sacro indumento è il camice, chiamato altresì albacamisiacamisius, dai greci poderis, dagl’italiani camice. Nell’Ordine romano si parla del camice: «Lineam dalmaticam, quam dicimus albam» e negli atti proconsolari di s. Cipriano vescovo e martire appresso il Ruinart leggesi: «Et cum se dalmatica expoliasset, et diaconibus tradidisset in linea stetit, et coepit spiculatorem sustinere»: la qual parola linea benché sia intesa dal cardinal Baronio all’anno di Cristo 261 num. 40 che voglia significare il rocchetto più comunemente però vien ispiegata, che voglia significare il camice; sì perché allora non era in uso il rocchetto; sì perché come abbiamo veduto poc’anzi, gli ecclesiastici usavano comunemente il camice come abito usuale: tanto più poi che abito usuale era ancora la dalmatica di cui fu spogliato; essendo stata la dalmatica nel suo principio una certa sorte di vestito ritrovata nella Dalmazia, di cui ancora si servivano i re, scrivendo Lampridio di Comodo che comparve in pubblico vestito colla dalmatica e soggiungendo Giulio Capitolino che l’imperatore Pertinace si fece vedere colla dalmatica; come anche eruditamente afferma lo stesso cardinal Baronio nelle Note al martirologio romano al giorno 31 di maggio. Amalario nel lib. 2 De eccles. offic. parla pure del camice nel modo seguente: «postea camisiam induimus quam albam vocamus». Nel libro pontificale nella Vita di Benedetto III abbiamo che nel tempo del suo pontificato il re de’ sassoni mandò a regalare alla chiesa di s. Pietro «camisias albas sigillatas olosericas cum crisoclavo»: e benché il Casaubono sia di sentimento che fossero camicie per ornare il tempio, il Ferrario però nel lib. 3 De re vestiaria al cap. 5 pienamente comprova ch’era per uso de’ sacerdoti. Nel libro De divinis officiis attribuito ad Alcuino si fa menzione del poderis  colle seguenti parole: «poderis quae vulgo alba dicitur»: e l’etimologia del poderis deriva da podas che appresso i greci significa i piedi essendo il camice una veste, che discende fino ai piedi. Ed Ottavio Ferrari nell’Origine della lingua italiana c’insegna, chiamarsi questa veste camice con piccola mutazione della parola camicia. Il camice è di lino, e deve essere tale e non si lana; onde s. Gregorio  in Ezechielem al lib. 1 omel. 11 lasciò scritto: «Grossiora quippe vestimenta sunt lanea; sed cum sacerdos ad sacrum ministerium accedit idest cum intus per compunctionem ingreditur, subtiliori intellectu necesse est, quod ipse quasi lineo vestimento vestiatur»; deve il camice essere bianco; per lo che s. Girolamo nel lib. 1 adversus Pelagium disse essere cosa convenientissima all’onore di Dio che «episcopus, presbyter, diaconus et reliquus ordo ecclesiasticus in administratione sacrificiorum cum candida veste procedant». Anticamente nel venerdì santo i sacerdoti si servivano d’un camice di color nero: ed in alcuni camici si veggono intrecciati alcuni lavori di ricamo nelle maniche, nel petto, nelle spalle e nelle falde; e quest’usanza ancor oggi si mantiene in alcune chiese de’ regolari, e nella cappella pontificia, come ben osservano il Magri nella parola alba, ed il Clericato nella cit. decis. 50 num. 25 e seguenti. Due moderni eruditi, cioè il Fleury nell’opera sua De’ costumi degli antichi cristiani, ed il P. Le Brun nel tom. 1 pag. 45 comprovano che il camice era un ornamento assai particolare delle persone laiche di condizione; leggendosi che l’imperatore Aureliano fece ai romani il donativo delle tonache bianche, essendo passato poi il camice ad essere indumento proprio delle funzioni ecclesiastiche: e se prestiamo fede allo stesso Fleury nella Storia ecclesiastica al lib. 20 num. 23 la prima memoria che abbiamo del camice destinato pel servizio dell’altare è nel concilio quarto cartaginese tenuto alla fine del secolo quarto; ed il camice è stato altre volte veste propria anche ne’ ministri inferiori, cioè degli ostiari, dei lettori, degli esorcisti e degli accoliti: e gli accolite de’ PP. domenicani ancor oggi se ne servono; ed il Saussajo nella Panoplia clericale alla part. 1ª lib. 5 cap. 5 § Nec ritus, osserva essere stata sostituita la cotta al camice in questi ministri inferiori, acciocché fossero più spediti nel camminare, e nell’adempiere le altre loro incombenze.

 

Cfr. P. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa secondo l’ordine del Calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, pp. 35-37.

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In memoriam Don Rino Lavaroni

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Il 15 agosto 2024, giorno dell’Assunzione della Beata Vergine in cielo, dopo lunga malattia è mancato ai vivi don Rino Lavaroni, per oltre quindici anni cappellano della Sezione di Udine di Una Voce Italia per la celebrazione della Messa tridentina alle chiese cittadine di S. Spirito e di S. Bernardino da Siena.

L’associazione tutta partecipa al lutto dei Soci udinesi, dei congiunti e amici del Defunto, e si unisce alla preghiera di suffragio.

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Enrico Dante, Borsa

BORSA. – Per custodire con decenza e riverenza il corporale, quando fu ridotto alle dimensioni attuali, è stata introdotta la borsa. Anticamente il corporale si custodiva in apposite scatole-cassette, oppure si portava all’altare entro il Liber Sacramentorum. La borsa è oggi formata da due cartoni uniti ed aperti da un lato. Deve essere ricoperta, almeno da una parte, di stoffa del colore e della materia dei paramenti sacri. L’interno può essere di seta o di lino. Non è necessario che vi sia sopra la croce, ma può essere ornata in vario modo. Il suo uso non è molto antico; il Gavanto la fa risalire al Concilio di Reims (secolo xi). Oggi è obbligatoria secondo le prescrizioni delle rubriche del Messale. L’uso di distribuire la comunione fuori della Messa ha portato anche l’obbligo per il sacerdote di portare da sé all’altare la borsa con il corporale: essa è la stessa di quella della Messa e deve essere del colore della stola. Per portare la comunione agli infermi si usa pure un’altra borsa di seta bianca, con un fondo rotondo e forte per sostenere la pisside o la piccola teca delle particole, chiusa all’estremità superiore da un cordone da appendersi al collo. Essa non deve servire per portare l’Olio Santo, per il quale se ne usa una violacea. Va ricordato infine il divieto fatto dalla S. Congregazione dei Riti di usare le borse destinate ai corporali per raccogliere le elemosine.

Bibl.: G. Braun, I paramenti sacri, Torino, 1914, p. 93.                                         Enrico Dante

 

Cfr. Enciclopedia Cattolica, II, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e il Libro Cattolico, 1949, coll. 1934-1935 (riprodotto in «Una Voce Notiziario», 56-57 ns, 2014-2015, p. 17 link)

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15 agosto 2024 Assunzione


Assúmpta est María in cælum : gaudet exércitus Angelórum.

 

15 Agosto diciottesimo delle Calende di Settembre

Giovedì

Assunzione della Beata Vergine Maria

Doppio di prima classe con Ottava comune. Messa «Gaudeámus … Maríæ».

 

 

Die  15 Augusti

IN  ASSUMPTIONE

BEATÆ  MARIÆ  VIRGINIS

 Duplex I classis cum Octava communi

Introitus

GAudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátæ Maríæ Vírginis : de cujus sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei. Ps. 44, 2.. Eructávit cor meum verbum bonum : dico ego ópera mea Regi. V). Glória Patri. Gaudeámus.

Oratio

FAmulórum tuórum, quaésumus Dómine, delíctis ignósce :  ut qui tibi placére de áctibus nostris non valémus, Genitrícis Fílii tui Dómini nostri intercessióne salvémur : Qui tecum.

Léctio libri Sapiéntiæ
Eccl. 24, 11-13 et 15-20

IN ómnibus réquiem quæsívi, et in hereditáte Dómini morábor. Tunc præcépit, et dixit mihi Creátor ómnium et qui creávit me, requiévit in tabernáculo meo, et dixit mihi : In Jacob inhábita, et in Israël hereditáre, et in eléctis meis mitte radíces. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea. Quasi cedrus exaltáta sum in Líbano, et quasi cypréssus in monte Sion. Quasi palma exaltáta sum in Cades, et quasi plantátio rosæ in Jéricho. Quasi olíva speciósa in campis, et quasi plátanus exaltáta sum juxta aquam in platéis. Sicut cinnamómum et bálsamum aromatízans odórem dedi : quasi myrrha elécta dedi suavitátem odóris.

Graduale. Ps. 44, 5, 11 et 12. Propter veritátem, et mansuetúdinem, et justítiam, et dedúcet te mirabíliter déxtera tua. V). Audi fília, et vide, et inclína aurem tuam : quia concupívit rex spéciem tuam.

Allelúja, allelúja. V). Assúmpta est María in cælum : gaudet exércitus Angelórum. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Lucam                     Luc. 10, 38-42

IN illo témpore : Intrávit Jesus in quoddam castéllum : et múlier quædam, Martha nómine, excépit illum in domum suam : et huic erat soror nómine María, quæ étiam sedens secus pedes Dómini, audiébat verbum illíus. Martha autem satagébat circa frequens ministérium : quæ stetit et ait : Dómine, non est tibi curæ, quod soror mea réliquit me solam ministráre? dic ergo illi, ut me ádjuvet. Et respóndens, dixit illi Dóminus : Martha, Martha, sollícita es et turbáris erga plúrima : porro unum est necessárium. María óptimam partem elégit, quæ non auferétur ab ea.

Credo, per totam Octavam.

Offertorium. Assúmpta est María in cælum, gaudent Angeli, collaudántes benedícunt Dóminum, allelúja.

Secreta

SUbvéniat, Dómine, plebi tuæ Dei Genitrícis orátio : quam etsi pro conditióne carnis migrásse cognóscimus, in cælésti glória apud te pro nobis intercédere sentiámus. Per eúndem Dóminum.

Præfatio de B. Maria Virg. Et te in Assumptióne : quæ dicitur per totam Octavam in omnibus Missis quæ aliam Præfationem non exigant, juxta Rubricas.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus : Et te in Assumptióne beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit : et virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam láudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli, cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Communio. Luc. 10. 42. Optimam partem elégit sibi María, quæ non auferétur ab ea in ætérnum.

Postcommunio

MEnsæ cæléstis partícipes effécti, implorámus cleméntiam tuam, Dómine Deus noster : ut, qui Assúmptionem Dei Genitrícis cólimus, a cunctis malis imminéntibus, ejus intercessióne liberémur. Per eúndem Dóminum.

Infra Octavam Missa dicitur ut in Festo; et pro Orationibus juxta diver­sitatem Temporum assignatisdicitur 2ª Oratio de Spiritu Sancto, et 3ª contra persecutores Ecclesiævel pro Papa supra.

 

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10 agosto 2024 San Lorenzo

Levíta Lauréntius bonum opus operátus est : qui per signum crucis cæcos illuminávit.

 

10 Agosto quarto delle Idi

Sabato

San Lorenzo Martire

Doppio di seconda classe con Ottava semplice. Paramenti rossi. Messa «Conféssio». Nell’Alma Urbe e nel suo Distretto si omette la commemorazione dell’Ottava della Trasfigurazione, Titolare principale della Cattedrale di Roma, ma si dice il Credo con il Prefazio della stessa Ottava.

 

 

Die  10  Augusti

S.  Laurentii  Martyris

Duplex II classis cum  Octava  simplici

Introitus                                                                                                    Ps. 95, 6

COnféssio et pulchritúdo in conspéctu ejus : sánctitas et magnificéntia in sanctificatióne ejus. Ps. ibid., 1. Cantáte Dómino cánticum novum : cantáte Dómino, omnis terra. V). Glória Patri. Conféssio.

Oratio

DA nobis, quaésumus, omnípotens Deus : vitiórum nostrórum flammas exstínguere; qui beáto Lauréntio tribuísti tormentórum suórum incéndia superáre. Per Dóminum.

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli
ad Corínthios        II Cor. 9, 6-10

FRatres : Qui parce séminat, parce et metet : et qui séminat in benedictiónibus, de benedictiónibus et metet. Unusquísque prout destinávit in corde suo, non ex tristítia aut ex necessitáte : hílarem enim datórem díligit Deus. Potens est autem Deus omnem grátiam abundáre fácere in vobis, ut, in ómnibus semper omnem sufficiéntiam habéntes, abundétis in omne opus bonum, sicut scriptum est : Dispérsit, dedit paupéribus : justítia ejus manet in saéculum saéculi. Qui autem adminístrat semen seminánti : et panem ad manducándum praestábit, et multiplicábit semen vestrum, et augébit increménta frugum justítiæ vestræ.

Graduale. Ps. 16, 3. Probásti, Dómine, cor meum, et visitásti nocte. V). Igne me examinásti, et non est invénta in me iníquitas.

Allelúja, allelúja. V). Levíta Lauréntius bonum opus operátus est : qui per signum crucis cæcos illuminávit. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem            Joann. 12, 24-26

IN illo tempóre : Dixit Jesus discípulis suis : Amen, amen, dico vobis, nisi granum fruménti cadens in terram, mórtuum fúerit, ipsum solum manet : si autem mórtuum fúerit, multum fructum affert. Qui amat ánimam suam, perdet eam : et qui odit ánimam suam in hoc mundo, in vitam ætérnam custódit eam. Si quis mihi minístrat, me sequátur : et ubi sum ego, illic et miníster meus erit. Si quis mihi ministráverit, honorificábit eum Pater meus.

Credo.

Offertorium. Ps. 95, 6. Conféssio et pulchritúdo in conspéctu ejus : sánctitas, et magnificéntia in sanctificatióne ejus.

Secreta

ACcipe, quaésumus, Dómine, múnera dignánter obláta : et, beáti Lauréntii suffragántibus méritis, ad nostræ salútis auxílium proveníre concéde. Per Dóminum.

Præfatio de Nativitate.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, pater omnípotens, ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium, nova mentis nostræ óculis lux tuæ cla­ritátis infúlsit ut, dum visibíliter Deum cognósci­mus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Do­mina­tiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Communio. Joann. 12, 26. Qui mihi minístrat, me sequátur : et ubi ego sum, illic et miníster meus erit.

Postcommunio

SAcro múnere satiáti, súpplices te, Dómine, deprecámur : ut, quod débitæ servitútis celebrámus offício, intercedénte beáto Lauréntio Mártyre tuo, salvatiónis tuæ sentiámus augméntum. Per Dóminum.

¶ Infra Octavam S. Laurentii nihil fit de ea; sed, si celebretur Missa votiva de eodem S. Laurentio, in ea dicitur Glória in excélsis.

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