Giovedì 30 maggio 2024, festa del Corpus Domini, alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Roma l’associazione Una Voce Italia ha fatto celebrare una Messa in rito tridentino secondo la seguente intenzione: che in Italia ritorni festa civile il Corpus Domini il giovedì dopo l’Ottava di Pentecoste, e sia abrogata l’infausta legge 5 marzo 1977, n. 54.
Pietro Siffrin, Orazione
ORAZIONE (liturgia). – Qui il termine o. è preso nel significato preciso, che assume nella liturgia la preghiera recitata dall’officiante (vescovo o sacerdote) come interprete presso Dio dei sentimenti di lode, di supplica, di adorazione, comuni a tutti i fedeli, indirizzati a lui in loro nome.
Prima, queste o. erano composte dall’officiante stesso (Giustino, Apol., I, 67); ma già nei primi secoli se ne notarono, raccolsero e ripeterono parecchie, ben composte (p. es., Didaché, Eucologion di Serapione, Sacramentari romani). In seguito, l’o. si specificò nelle 4 o. della Messa: la 1ª, detta Colletta, prima delle letture; la 2ª, all’Offerta dei doni (Super oblata, Secreta), la 3ª, dopo la Comunione (Postcommunio, Ad complendum) la 4ª, recitata sul popolo (Super populum), e infine il termine o. si restrinse specialmente alla prima, l’oratio per eccellenza.
I caratteri specifici dell’o., specialmente nella Colletta, sono: 1) di essere una supplica, riserbando la lode e il ringraziamento alle altre o. eucaristiche; questa supplica si tiene sulle generali e non discende mai troppo al minuto e quando si accenna all’intercessione dei santi od a qualche mistero, ciò avviene unicamente per appoggiare la nostra preghiera; 2) una supplica universale: cioè o. di tutti e per tutti, per un bene di tutta la comunità; il che si manifesta nel soggetto «noi» («quaesumus», «preces nostras»), nell’oggetto («ut … serviamus», «ut … vivere valeamus»); 3) una supplica assolutamente spirituale nelle sue domande; si domandano sempre beni spirituali e soprannaturali («sic transeamus per bona temporalia, ut non amittamus aeterna» [domenica 3ª di Pentecoste]).
Secondo un principio liturgico tutte le o. vengono indirizzate a Dio, cioè al Padre, interponendo la mediazione di Cristo (I Pt. 4, 11; I Clem., 61; Tertulliano, Adv. Marcion., IV, 9). Il Concilio di Ippona, nel 393, precisa che «cum altari assistitur, semper ad Patrem dirigatur oratio». Nella liturgia romana sono rivolte a Dio Padre quasi tutte le o., provenienti dal periodo classico dei Sacramentari cosiddetti leoniano, gelasiano e gregoriano (e in origine anche le o. dell’Avvento); mentre nella liturgia gallicana le o. si rivolgono sovente al Figlio, facendo precedere alla finale la clausola «Salvator mundi». Nel Messale, Breviario, Pontificale e Rituale romano si trovano ca. 50 o. rivolte al Figlio, una sola allo Spirito Santo (nella benedizione dell’abate), ma sono tutte di origine medievale o moderna, posteriori, cioè al sec. xvi; mentre la Colletta ed il Postcommunio della Messa del «Corpus Domini», del sec. xiii, costituiscono le prime eccezioni. Nella conclusione caratteristica romana «Per Dominum … » furono aggiunte più tardi le due apposizioni «Filium tuum» e «Deus», per accentuare la divinità di Cristo.
Nella forma letteraria delle Collette si distinguono un tipo semplice e un tipo più complesso. Il tipo più semplice, ed anche più antico, esprime l’oggetto sostanziale o con forme verbali Concede … , Da nobis … , Exaudi … , Praesta … , o con un sostantivo designante la grazia richiesta Auxilium … , Gratiam … Questo tipo occorre anche nelle Secreta e nei Postcommunio. Caratteristico della Secreta è di cominciare la formola con una parola allusiva all’offerta dei doni. Accepta … , Accipe … , Haec hostia … , Haec oblatio … , Haec sacrificia … , Munera … Similmente i Postcommunio riferiscono il frasario della Comunione. Haec communio … , Refecerunt … , Sacramenta … , Sumpta. Lo schema del tipo più complesso comprende quattro parti o suddivisioni: a) un’allocuzione a Dio, apponendovi attributi (omnipotens, sempiterne, Deus) o un’intera proposizione predicativa (Deus qui abundantia pietatis tuae); b) un’invocazione (Concede … , Praesta … , Respice …), con aggiunto quaesumus; c) una domanda (ut … ); d) la motivazione della domanda (Per Dominum …). Questo tipo più complesso è proprio delle Collette, non occorre mai nelle Secreta o nei Postcommunio. L’invocazione a Dio con l’aggiunta predicativa qui … viene usata specialmente nei giorni commemorativi o festivi sia del Signore, sia dei Santi. Si può dividere l’o. anche in due parti: preludio e tema, o invocazione e petizione, più o meno ampiamente o brevemente svolte. Il preludio comprende l’indirizzo con l’ampliamento, cioè il fondamento della nostra domanda; il tema contiene la domanda stessa (Preludio: Deus qui nos in tantis periculis … non posse substinere, tema: da nobis … ut … vincamus). L’invocazione può precedere la petizione, ma anche seguirla (Excita … Largire …). Altre particolarità delle antiche o. classiche sono la conveniente disposizione dei vari membri, ben proporzionati fra loro e arricchiti di complementi, di parallelismi e di antitesi, e l’eufonia basata sull’euritmia delle clausole, sia incidentali che finali, sulle successioni armoniche di parole e di sillabe, cioè nell’uso del «cursus», In tal modo, le Collette romane mostrano in generale un carattere di sobrietà e d’eleganza.
Bibl.: J. A. Jungmann, Die Stellung Christi im liturg. Gebet, Münster 1925, pp.
102-107, 186-87; J. Cochez, La structure rythmique des oraisons (Cours … Semaines liturg., VI), Lovanio 1927, pp. 139-50; P. Alfonso, L’Eucologia rom. antica. Lineamenti stilistici e storici, Subiaco 1931; P. Salmon, Les protocolles des oraisons du Missel romain, in Eph. lit., 45 (1931), pp. 140-47; H. Rheinfelder, Zum Stil der latein. Orationen, in Jahrb. für Liturgiewissensch., 11 (1931), pp. 20-34; O. Casel, Beiträge zu röm. Orationen, ibid., pp. 35-45; G. De Stefani, La S. Messa nella lit. rom., Torino 1935, pp. 429-42; M. G. Haessly, Rhetoric in the Sunday Collects of the Roman Missal, Saint Louis 1938; P. Alfonso, I riti della Chiesa, III, Roma 1945, pp. 40-44; G. Brinktrine, La S. Messa, ivi 1945, pp. 75-81; J. A. Jungmann, Missarum Sollemnia, I, Vienna 1949, pp. 460-74; M. Righetti, Man. di st. lit., I, Milano 1950, pp. 202-209; F. Di Capua, Cursus, in Enc. Catt., IV, coll. 1083-92. Pietro Siffrin
Cfr. Enciclopedia Cattolica, IX, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e il Libro Cattolico, 1952, coll. 212-214.
Giovedì 30 maggio 2024 Corpus Domini
Tu, qui cuncta scis et vales: qui nos pascis hic mortáles:
tuos ibi commensáles, coherédes et sodáles fac sanctórum cívium
30 Maggio terzo delle Calende di Giugno
Giovedì
Corpus Domini
Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di II Ordine. Paramenti bianchi. Messa «Cibávit eos … allelúja».
FERIA V POST FESTUM SSMÆ TRINITATIS
IN FESTO
SSMI CORPORIS CHRISTI
Duplex I classis cum Octava privilegiata II Ordinis
Introitus Ps. 80, 17
CIbávit eos ex ádipe fruménti, allelúja : et de petra, melle saturávit eos, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. ibid., 2. Exsultáte Deo, adjutóri nostro : jubiláte Deo Jacob. V). Glória Patri. Cibávit.
Oratio
DEus, qui nobis sub Sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti : tríbue, quaésumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári; ut redemptiónis tuæ fructum in nobis júgiter sentiámus : Qui vivis.
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli
ad Corínthios I Cor. 11, 23-29
FRatres: Ego enim accépi a Dómino quod et trádidí vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens fregit, et dixit: Accípite, et manducáte: hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur: hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cenávit, dicens : Hic calix novum Testaméntum est in meo sánguine. Hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem hunc, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo : et sic de pane illo edat, et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit : non dijúdicans corpus Dómini.
Graduale. Ps. 144, 15-16. Oculi ómnium in te sperant, Dómine : et tu das illis escam in témpore opportuno. V). Aperis tu manum tuam : et imples omne ánimal benedictióne.
Allelúja, allelúja. V). Joann. 6, 56-57. Caro mea vere est cibus, et sanguis meus vere est potus : qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet, et ego in eo.
¶ Et dicitur Allelúja, si infra Octavam Sequéntia omittatur.
Sequentia
LAuda, Sion, Salvatórem, lauda ducem et pastórem in hymnis et cánticis.
Quantum potes, tantum aude : quia major omni laude, nec laudáre súffícis.
Laudis thema speciális, panis vivus et vitális hódie propónitur.
Quem in sacræ mensa cœnæ, turbæ fratrum duodénæ datum non ambígitur.
Sit laus plena, sit sonóra, sit jucúnda, sit decóra mentis jubilátio.
Dies enim sollémnis agitur, in qua mensæ prima recólitur hujus institútio.
In hac mensa novi Regis, novum Pascha, novæ legis, Phase vetus términat.
Vetustátem nóvitas, umbram fugat véritas, noctem lux elíminat.
Quod in cœna Christus gessit, faciéndum hoc expréssit in sui memóriam.
Docti sacris institútis, panem, vinum in salútis consecrámus hóstiam.
Dogma datur Christiánis, quod in carnem transit panis, et vinum in sánguinem.
Quod non capis, quod non vides, animósa fírmat fides, præter rerum órdinem.
Sub divérsis speciébus, signis tantum, et non rebus, latent res exímiæ.
Caro cibus, sanguis potus : manet tamen Christus totus, sub utráque spécie.
A suménte non concísus, non confráctus, non divísus: ínteger accípitur.
Sumit unus, sumunt mille : quantum isti, tantum ille: nec sumptus consúmitur.
Sumunt boni, sumunt mali : sorte tamen inæquáli, vitæ, vel intéritus.
Mors est malis, vita bonis : vide paris sumptiónis quam sit dispar éxitus.
Fracto demum sacraménto, ne vacílles, sed meménto, tantum esse sub fragménto, quantum toto tégitur.
Nulla rei fit scissúra : signi tantum fit fractúra : qua nec status, nec statúra signáti minúitur.
Ecce panis Angelórum, factus cibus viatórum : vere panis filiórum, non mitténdus cánibus.
In figúris præsignátur, cum Isaac immolátur : agnus paschæ deputátur : datur manna pátribus.
Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserére : tu nos pasce, nos tuére : tu nos bona fac vidére in terra vivéntium.
Tu, qui cuncta scis et vales : qui nos pascis hic mortáles : tuos ibi commensáles, coherédes et sodáles fac sanctórum cívium. Amen. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem Joann. 6, 56-59
IN illo témpore : Dixit Jesus turbis Judæórum : Caro mea vere est cibus, et sanguis meus vere est potus. Qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet, et ego in illo. Sicut misit me vivens Pater, et ego vivo propter Patrem : et qui mandúcat me, et ipse vivet propter me. Hic est panis, qui de cælo descéndit. Non sicut manducavérunt patres vestri manna, et mórtui sunt. Qui mandúcat hunc panem, vivet in ætérnum.
Credo.
Offertorium. Levit. 21, 6. Sacerdótes Dómini incénsum et panes ófferunt Deo : et ídeo sancti erunt Deo suo, et non pólluent nomen ejus, allelúja.
Secreta
ECclésiæ tuæ, quaésumus, Dómine, unitátis et pacis propítius dona concéde : quæ sub oblátis munéribus mýstice designántur. Per Dóminum.
Præfatio de Nativitate, quæ dicitur per totam Octavam, juxta Rubricas.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque gratias ágere : Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus : Quia per incarnáti Verbi mystérium, nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. I Cor. 11, 26-27. Quotiescúmque manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat : ítaque quicúmque manducáverit panem, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini, allelúja.
Postcommunio
FAc nos, quaésumus, Dómine, divinitátis tuæ sempitérna fruitióne repléri : quam pretiósi Córporis et Sánguinis tui temporális percéptio præfigúrat : Qui vivis.
¶ Infra Octavam et in die Octava dicitur Missa ut in Festo. Infra Octavam autem, in Missis privatis lectis, Sequentia ad libitum Celebrantis omitti potest, juxta Rubricas.
¶ Infra Octavam adduntur, item juxta Rubricas, Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, nempe :
Oratio
2ª de S. Maria
COncéde nos fámulos tuos, quaésumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitáte gaudére : et, gloriósa beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, a præsénti liberári tristítia, et ætérna pérfrui lætítia. (Per Dóminum.)
3ª contra persecutores Ecclesiæ
ECclesiæ tuæ, quaésumus, Dómine, preces placátus admítte : ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, secúra tibi sérviat libertáte. Per Dóminum.
Vel 3ª pro Papa
DEus, ómnium fidélium pastor et rector, fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti, propítius réspice : da ei, quaésumus, verbo et exémplo, quibus præest, profícere; ut ad vitam, una cum grege sibi crédito, pervéniat sempitérnam. Per Dóminum.
Secreta
2ª de S. Maria
TUa, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. (Per Dóminum.)
3ª contra persecutores Ecclesiæ
PRótege nos, Dómine, tuis mystériis serviéntes : ut, divínis rebus inhæréntes, et córpore tibi famulémur et mente. Per Dóminum.
Vel 3ª pro Papa
OBlátis, quaésumus, Dómine, placáre munéribus : et fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti, assídua protectióne gubérna. Per Dóminum.
Postcommunio
2ª de S. Maria
SUmptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis : da, quaésumus, beátæ Maríæ sempre Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti. (Per Dóminum.)
3ª contra persecutores Ecclesiæ
QUaésumus, Dómine, Deus noster : ut, quos divína tríbuis participatióne gaudére, humánis non sinas subjacére perículis. Per Dóminum.
Vel 3ª pro Papa
HÆc nos, quaésumus, Dómine, divini sacraménti percéptio prótegat : et fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti; una cum commísso sibi grege, salvet semper et múniat. Per Dóminum.
27 maggio 2024 San Filippo Neri (traslato da ieri)
De excélso misit ignem in óssibus meis, et erudívit me.
27 Maggio sesto delle Calende di Giugno
Lunedì
Nell’Alma Urbe e nel suo Distretto
San Filippo Neri Confessore (da ieri)
Doppio di seconda classe. Paramenti bianchi. Messa «Cáritas Dei» come nel Messale il 26 maggio.
Commemorazione dei santi Giovanni I, Urbano I ed Eleuterio Papi e Martiri e di san Beda il Venerabile Confessore e Dottore della Chiesa. Si dice il Credo.
Die 26 Maji
S. Philippi Nerii Conf.
Duplex II classis
Introitus Rom. 5, 5
CÁritas Dei diffúsa est in córdibus nostris per inhabitántem Spíritum ejus in nobis. Ps. 102, 1. Benedic, ánima mea, Dómino : et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. V). Glória Patri. Cáritas.
Oratio
DEus, qui beátum Philíppum Confessórem tuum Sanctórum tuórum glória sublimásti : concéde propítius; ut, cujus sollemnitáte lætámur, ejus virtútum proficiámus exémplo. Per Dóminum.
Et fit Commemoratio Ss. Joannis I, Urbani I et Eleutherii Pp. et Mm. :
Oratio
BEatórum Mártyrum paritérque Pontificum Joánnis, Urbáni et Eleuthérii nos, quaésumus, Dómine festa tueántur : et eórum comméndet orátio veneránda. Per Dóminum.
Deinde Commemoratio S. Bedæ Venerabilis Conf. et Eccl. Doct. :
Oratio
DEus, qui Ecclésiam tuam beáti Bedæ Confessóris tui atque Doctóris eruditióne claríficas : concéde propítius fámulis tuis; ejus semper illustrári sapiéntia et méritis adjuvári. Per Dóminum.
Léctio libri Sapiéntiæ
Sap. 7, 7-14
OPtávi, et datus est mihi sensus : et in vocávi, et venit in me spíritus sapiéntiæ : et præpósui illam regnis et sédibus, et divítias nihil esse duxi in comparatióne illíus : nec comparávi illi lápidem pretiósum : quóniam omne aurum in comparatióne illíus aréna est exígua, et tamquam lutum æstimábitur argéntum in conspéctu illíus. Super salútem et spéciem diléxi illam, et propósui pro luce habére illam : quóniam inexstinguíbile est lumen illíus. Venérunt autem mihi ómnia bona páriter cum illa et innumerábilis honéstas per manus illíus, et lætátus sum in ómnibus : quóniam antecedébat me ista sapiéntia, et ignorábam, quóniam horum ómnium mater est. Quam sine fictióne dídici et sine invídia commúnico, et honestátem illíus non abscóndo. Infinítus enim thesáurus est homínibus : quo qui usi sunt, partícipes facti sunt amicítiæ Dei, propter disciplínæ dona commendáti.
Graduale. Ps. 33, 12 et 6. Veníte, fílii, audíte me : timórem Dómini docébo vos. V). Accédite ad eum, et illuminámini : et fácies vestræ non confundántur.
Allelúja, allelúja. V). Thren. 1, 18. De excélso misit ignem in óssibus meis, et erudívit me. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Lucam Luc. 12, 35-40
IN illo tempóre : Dixit Jesus discípulis suis : Sint lumbi vestri præcíncti, et lucérnæ ardéntes in mánibus vestris, et vos similes homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis : ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstím apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes : amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis. Fílius hóminis véniet.
Credo.
Offertorium. Ps. 118, 32. Viam mandatórum tuórum cucúrri, cum dilatásti cor meum.
Secreta
SAcrifíciis præséntibus, quaésumus, Dómine, inténde placatus : et præsta; ut illo nos igne Spíritus Sanctus inflámmet, quo beáti Philíppi cor mirabíliter penetrávit. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Pro Ss. Joanne, Urbano et Eleutherio Secreta
ADésto, Dómine, supplicatiónibus nostris, quas in Sanctórum tuórum commemoratióne deférimus : ut, qui nostræ justítiæ fidúciam non habémus, eórum qui tibi placuérunt, méritis adjuvémur. Per Dóminum.
Pro S. Beda Secreta
SAncti Bedæ Confessóris tui atque Doctóris nobis, Dómine, pia non desit orátio : quæ et múnera nostra concíliet; et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dóminum.
Præfatio communis.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus : per Christum Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam láudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Ps. 83, 3. Cor meum et caro mea exsultavérunt in Deum vivum.
Postcommunio
CÆléstibus, Dómine, pasti delíciis : quaésumus; ut beáti Philíppi Confessóris tui méritis et imitatióne, semper éadem, per quæ veráciter vívimus, appetámus. Per Dóminum.
Pro Ss. Joanne, Urbano et Eleutherio Postcommunio
QUaésumus, Dómine, salutáribus repléti mystériis : ut, quorum sollémnia celebrámus, eórum oratiónibus adjuvémur. Per Dóminum.
Pro S. Beda Postcommunio
UT nobis, Dómine, tua sacrifícia dent salútem : beátus Beda Conféssor tuus et Doctor egrégius, quaésumus, precátor accédat. Per Dóminum.
19 maggio 2024 Pentecoste
Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium; et tui amóris in eis ignem accénde.
19 Maggio decimo quarto delle Calende di Giugno
Domenica di Pentecoste
Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di I Ordine. Paramenti rossi. Messa «Spíritus … replévit … allelúja». Stazione a S. Pietro.
DOMINICA PENTECOSTES
Duplex I classis cum Octava privilegiata I Ordinis
Statio ad S. Petrum
Introitus Sap. 1, 7
SPíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja : et hoc quod cóntinet ómnia sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. 67, 2. Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus; et fúgiant, qui odérunt eum, a fácie ejus. V). Glória Patri. Spíritus.
Oratio
DEus, qui hodiérna die corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti : da nobis in eódem Spíritu recta sápere, et de ejus semper consolatióne gaudére. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Léctio Actuum Apostólorum
Act. 2, 1-11
CUum compleréntur dies Pentecóstes, erant omnes discípuli páriter in eódem loco : et factus est repénte de cælo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, et replévit totam domum ubi erant sedéntes. Et apparuérunt illis dispertítæ linguæ tamquam ignis, sedítque supra síngulos eórum : et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, et cæpérunt loqui váriis linguis, prout Spíritus Sanctus dabat éloqui illis. Erant autem in Jerúsalem habitántes Judæi, viri religiósi ex omni natióne, quæ sub cælo est. Facta autem hac voce, convénit multitúdo, et mente confúsa est, quóniam audiébat unusquísque lingua sua illos loquéntes. Stupébant autem omnes, et mirabántur, dicéntes : Nonne ecce omnes isti, qui loquúntur, Galilaéi sunt? Et quómodo nos audívimus unusquísque linguam nostram, in qua nati sumus? Parthi, et Medi, et Ælamítæ, et qui hábitant Mesopotámiam, Judaéam, et Cappadóciam, Pontum, et Asíam, Phrýgiam, et Pamphýliam, Ægýptum, et partes Líbyæ, quæ est circa Cyrénen, et ádvenæ Románi, Judaéi quoque, et Prosélyti, Cretes, et Arabes : audívimus eos loquéntes nostris linguis magnália Dei.
Allelúja, allelúja. V). Ps. 103, 30. Emítte Spíritum tuum, et creabúntur; et renovábis fáciem terræ. Alleluja. (Hic genuflectitur.) V). Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium; et tui amóris in eis ignem accénde.
Sequentia
VEni, Sancte Spíritus, et emítte caélitus lucis tuæ rádium.
Veni, Pater páuperum; veni, dator múnerum, veni, lumen córdium.
Consolátor óptime, dulcis hospes ánimæ, dulce refrigérium.
In labóre réquies, in æstu tempéries, in fletu solátium.
O lux beatíssima, reple cordis íntima tuórum fidélium.
Sine tuo númine, nihil est in hómine, nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum, riga quod est áridum, sana quod est sáucium.
Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus, in te confidéntibus, sacrum septenárium.
Da virtútis méritum, da salútis éxitum, da perénne gáudium. Amen. Allelúja.
¶ Et dicitur quotidie usque ad sequens Sabbatum inclusive.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem Joann. 14, 23-31
IN illo témpore : Dixit Jesus discípulis suis : Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus, et mansiónem apud eum faciémus : qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem, quem audístis, non est meus : sed ejus, qui misit me, Patris. Hæc locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia, et súggeret vobis ómnia, quæcúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis : non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbétur cor vestrum, neque formídet. Audístis quia ego dixi vobis : Vado, et vénio ad vos. Si diligerétis me, gauderétis útique, quia vado ad Patrem : quia Pater major me est. Et nunc dixi vobis priúsquam fiat : ut cum factum fúerit, credátis. Jam non multa loquar vobíscum : venit enim princeps mundi hujus, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.
Credo.
Offertorium. Ps. 67, 29-30. Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis : a templo tuo, quod est in Jerúsalem, tibi ófferent reges múnera, allelúja.
Secreta
MÚnera quaésumus, Dómine, obláta sanctífica : et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Præfatio, Communicántes et Hanc ígitur propria.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus : per Christum Dóminum nostrum. Qui ascéndens super omnes cælos, sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum hodiérna die in fílios adoptiónis effúdit. Quoprópter profúsis gáudiis, totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes, atque angélicæ Potestátes, hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Act. 2, 2 et 4. Factus est repénte de cælo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, ubi erant sedéntes, allelúja : et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, loquéntes magnália Dei, allelúja, allelúja.
Postcommunio
SAncti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio : et sui roris íntima aspersióne fœcúndet. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Alfredo Ildefonso Schuster, La Veglia sacra di Pentecoste
LA VEGLIA SACRA DI PENTECOSTE
Il rito vigiliare della Pentecoste, giusta il tipo originario romano, constava, come nella notte pasquale, di dodici lezioni scritturali. Queste venivano ripetute tanto in greco che in latino, ed erano intercalate dal canto delle Odi profetiche e delle collette pontificali. San Gregorio però ridusse le letture soltanto a sei, il qual numero fu conservato intatto, anche quando, nel secolo viii, in seguito alle influenze del Sacramentario Gelasiano ritornato a Roma con onore durante il periodo franco, le lezioni della grande vigilia di Pasqua furono nuovamente riportate al primitivo numero simbolico di dodici.
La prima lezione di questa notte corrisponde perciò alla terza della veglia pasquale e ci descrive il sacrificio d’Abramo. Isacco si offri in olocausto, ma non perdé la vita sull’ara, perché il Signore fu soddisfatto del suo pio proposito e lo costituì padre d’un popolo sterminato. Così Gesù non rimase vittima della morte nel sepolcro, ché il Padre lo richiamò a vita gloriosa il terzo giorno, e lo costituì primogenito dei redenti e capo dell’immensa famiglia. degli eletti.
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Le collette che seguono le letture sono quelle stesse del Sacramentario Gregoriano: solo però che l’ultima è fuori di luogo, giacché originariamente essa veniva recitata dopo il salmo 42, il quale così poneva termine alla vigilia propriamente detta. La colletta invece che seguiva da principio la lezione sesta di Ezechiel, è andata in disuso, per negligenza degli amanuensi.
Dopo la prima lettura il sacerdote prende la parola, e recita la colletta seguente: «O Signore, che nell’atto di fede energica praticato da Abramo, hai offerto un esempio al genere umano; ci concedi altresì di dissipare la malizia della nostra volontà, e di compiere sempre rettamente i tuoi precetti. Per il Signore, ecc.».
La seconda lezione corrisponde alla quarta della veglia di Pasqua. Il suo significato ci viene dichiarato dalla seguente splendida colletta:
Preghiera. – «O Dio, che mediante i fulgori del nuovo patto disvelasti il mistero che si celava nei prodigi compiuti negli inizi della creazione; cosicché il Mar Rosso esprime il tipo del sacro fonte, ed il popolo liberato dalla schiavitù d’Egitto preannunzia il sacro mistero del popolo cristiano; deh! fa che tutte le nazioni ammesse a partecipare dei privilegi concessi già ad Israele pel merito della loro fede, siano altresì rigenerate alla dignità di tuoi figli, mercé la partecipazione del tuo divino Spirito, Per il Signore, ecc.».
La terza lezione corrisponde all’undecima della vigilia pasquale e fa da introduzione alla grande Ode del Deuteronomio, che nella Sinagoga faceva precisamente parte dell’ufficiatura sabbatica. Segue poi questa bella preghiera:
«O Dio, gloria dei tuoi fedeli e vita dei giusti, tu che per mezzo del tuo servo Mosè mediante il canto del sacro Carme ti proponesti per iscopo il nostro ammaestramento, deh! compi ora l’opera della tua misericordia verso tutti i popoli; ci concedi la vita beata, allontana da noi il terrore; affinché quello che era stato minacciato in senso di condanna, ridondi adesso in rimedio onde conseguire l’eternità. Per il Signore, ecc.».
La quarta lezione col suo cantico d’Isaia corrisponde all’ottava della vigilia pasquale.
La preghiera seguente ne illustra a meraviglia il devoto senso: «O Dio eterno ed onnipotente, che per mezzo dell’unigenito Figlio tuo dimostrasti d’essere tu stesso il coltivatore della tua Chiesa; mentre nella tua bontà, d’ogni tralcio che reca frutto nel medesimo tuo Cristo, il quale è la vera vite, tu ti prendi sollecita cura, perché fruttifichi copiosamente; deh! non permettere che le spine dei peccati ricoprano i tuoi fedeli, quelli cioè che, al pari d’un vigneto, tu trasferisti d’Egitto in grazia del fonte battesimale; affinché, santificati ed agguerriti dal tuo Spirito, rechino frutto copioso di buone opere. Per il medesimo Signore, ecc.».
La quinta lezione corrisponde alla sesta di Pasqua. Segue questa colletta: «O Dio, che per bocca dei Profeti ci hai comandato di spregiare le cose transitorie e di tener dietro alle eterne; ci concedi la forza di adempiere quanto sappiamo che tu ci hai prescritto».
La lezione sesta corrisponde alla settima di Pasqua. Segue questa graziosa colletta: «O Signore, Dio di fortezza, che risollevi ciò che è abbattuto, e dopo d’averlo risollevato lo conservi; deh! accresci il numero dei popoli che debbono essere rigenerati nel tuo santo nome; onde quanti verranno ora mondati mercé il sacro lavacro, siano sempre indirizzati al bene delle tue ispirazioni. Per il Signore, ecc.».
Quest’orazione, che ha uno spiccato carattere battesimale, da principio precedeva immediatamente il canto delle litanie che si eseguiva «discendendo» in processione al battistero. Diciamo discendendo, giacché tale è la terminologia della rubrica conservata tuttavia nel messale. Quanto poi alla sua origine primitiva, giova ricordarlo: giacché il battistero lateranense ed il vaticano erano più o meno al medesimo livello delle due basiliche, è possibile che questo discendere debba forse originariamente riferirsi a qualche battistero cimiteriale, per esempio, nel cimitero di Priscilla, dove realmente si sono ritrovati parecchi battisteri sotterranei.
Alla processione verso il Battistero.
Discendendo al fonte Battesimale si canta come nella vigilia pasquale, il salmo 41: «Siccome cervo, ecc.» pag. 63.
[«Come il cervo anela alla fonte d’acqua, così l’anima mia è sitibonda di te, o Signore».
v). «L’anima mia è assetata del Dio vivente; quando anderò e comparirò innanzi a Dio?».
v). «Le lagrime furono di giorno e di notte il mio cibo, mentre mi si ripeteva continuamente: dov’è il tuo Dio?».]
Discesi al fonte, si procede alla sua benedizione.
v). «Il Signore sia con voi».
r). «E col tuo spirito».
v). «Preghiamo».
Preghiera. – «Fa, o Signore Onnipotente, che celebrando noi ora la solennità in cui ci fu concesso in dono lo Spirito Santo, accesi da celesti desideri, accorriamo, sitibondi, al fonte della eterna vita. Per il Signore, ecc.».
L’anafora consacratoria delle acque battesimali, le cerimonie, i riti dell’iniziazione cristiana, tutto è conforme alla veglia pasquale.
Dopo il battesimo si risale nella basilica a celebrare la messa vigiliare. Essa è priva d’introito. L’antico inno mattutinale: gloria in excelsis segue immediatamente la litania, la quale termina questa notte l’ufficio notturno, e viene così ad essere riportata alla sua funzione primitiva, che era appunto quella di servire da canto di transizione, tra la Vigilia notturna e il divin Sacrificio.
La preghiera è di carattere battesimale: «Risplenda su di noi, o Dio onnipotente, il tuo fulgore, e lo Spirito Santo rischiari col raggio del tuo lume i cuori di coloro che testé sono stati rigenerati alla tua grazia». – Questo lume è la fede, sono i carismi interiori dello Spirito Santo, il quale praticamente ci dà il senso delle cose di Dio.
Segue la narrazione (Act. xix, 1·8) del battesimo e della cresima amministrata dall’Apostolo in Efeso a dodici degli antichi discepoli di Giovanni Battista.
E’ a notarsi, giusta i migliori esegeti, che il battesimo amministrato nel nome di Gesù, come si esprime talvolta san Luca negli Atti degli Apostoli, non indica necessariamente che gli Apostoli – in virtù d’un privilegio personale, siccome ha pensato san Tommaso – amministrassero il Sacramento della rigenerazione non ritenendo della formola trinitaria insegnata loro dal divin Maestro, che il solo
nome di Gesù; ma vuol solo significare che in opposizione al battesimo di Giovanni, il battesimo colla formola trinitaria è precisamente quello istituito da Gesù, e che c’incorpora spiritualmente a lui.
S’invoca la Santissima Trinità nel Battesimo, a denotare che, in grazia di questo Sacramento, il divin Padre ci eleva alla dignità di suoi figliuoli d’adozione; Gesù ci unisce cosi intimamente a sé, che diveniamo mistiche membra del suo stesso corpo; lo Spirito Santo poi discende in noi e ci comunica la vita divina quale conviensi ai figli di Dio, ai fratelli di Gesù, ed alle membra del suo corpo mistico.
Il culto perfetto della Santissima Trinità è dunque la prima conseguenza dell’iniziazione cristiana, ed ecco perché subito dopo l’ottava di Pentecoste la sacra liturgia celebra una festa solenne in onore dell’Augustissima Triade, il mistero centrale di tutta la teologia cristiana.
Segue il salmo alleluiatico 106, come per la veglia pasquale.
Al Vangelo non si recano i soliti candelabri, perché la cerimonia si svolgeva di notte, quando l’ambone era tuttavia rischiarato dal grande cereo (Eucharistia lucernaris), benedetto ed acceso dal diacono al tramontare del sole del sabato precedente, allorché incominciava l’ufficio vigiliare. L’uso deriva dalla Sinagoga, ed è stato descritto altrove. Oltre i Greci, anche gli Ambrosiani ed il clero mozarabico di Toledo conservano tuttavia l’ufficio del lucernario, il quale precede quotidianamente il canto del vespero.
Il Vangelo (Giov. xiv, 15-21) è tutto sulla venuta dello Spirito Santo, e sull’ufficio suo di consolatore e di maestro delle anime nella via della verità. Gesù chiama il Paraclito Spirito di Verità, ad indicare che egli non solo procede dal Padre, ma procede altresì dal Verbo, la verità del Padre, il quale dice perfettamente il Padre; tanto che san Luca, negli Atti degli Apostoli, lo chiama semplicemente lo Spirito di Gesù. E’ noto che i Greci scismatici negano questa processione d’amore del Paraclito dal Padre e dal Figlio, come da un unico principio spirante, il che è contro il manifesto insegnamento del Vangelo – Egli riceverà del mio – e dei Santi Padri così orientali come occidentali. La Chiesa per più secoli mise in opera ogni mezzo, concilii ecumenici, apologisti, legazioni, per richiamare i Greci all’unità cattolica, ma tutto fu invano. Quando però il peccato contro lo Spirito Santo raggiunse la sua ultima misura, la giustizia di Dio non tardò a colpire la Chiesa e l’impero bizantino. Il giorno di Pentecoste del 1453 l’esercito di Maometto II penetrò a Costantinopoli, e vi trucidava l’imperatore, il patriarca, il clero e gran numero di popolo affollato in Santa Sofia. Riempita di stragi quella splendida basilica giustinianea, che per circa nove secoli fu testimone di tante perfidie contro la fede cattolica, venne convertita in una moschea turca.
Nell’anafora, giusto l’uso tradizionale romano, s’inserisce la commemorazione dell’odierna festa, che si ripete pure durante l’intera ottava di Pentecoste. «Gesù, asceso che fu al più alto dei cieli ed assiso alla tua destra, in questo giorno diffuse sopra i tuoi figli di adozione quello Spirito divino che Egli aveva loro promesso. Laonde ne esulta e tripudia l’intera umanità, sparsa su tutta la faccia del globo».
E la terra se giubila, ne ha ben ragione. E’ appunto lo Spirito Santo quello che trasmuta intrinsecamente ed eleva il Cristiano alla dignità di Figlio di Dio. Egli, il fedele, è tale, non per una imputazione giuridica ed esterna, come è l’adozione fra gli uomini, ma perché Dio gli partecipa la propria vita, la propria santità per mezzo del suo stesso divino spirito.
Anche all’inizio dei dittici Apostolici si fa menzione del mistero della Pentecoste: «Celebrando noi il giorno sacratissimo di Pentecoste, nel quale lo Spirito Santo apparve sugli Apostoli in forma di innumerevoli fiammelle … ».
Nella preghiera sacerdotale che raccomanda a Dio gli oblatori e pone termine alla prima parte dei dittici, – prius ergo oblationes commendandae sunt, scrisse papa Innocenzo I nella famosa lettera a Decenzio di Gubbio – si fa memoria dei neofiti ammessi questa notte al battesimo ed alla confermazione, e che conseguentemente nella messa dovranno partecipare per la prima volta della Sacra Eucaristia: «Noi ti offriamo quest’oblazione del nostro sacerdozio a nome ancora del tuo popolo Santo, e particolarmente di coloro che ti sei degnato di rigenerare nell’acqua battesimale e nello Spirito Santo, accordando loro il perdono di tutti i peccati … ».
Il verso offertoriale è derivato dal salmo 103: «Tu invierai il tuo Spirito, ed essi saranno tratti all’essere. Tu allora rinnoverai la faccia della terra. Sia gloria al Signore per tutti i secoli».
La creazione non meno della redenzione è un atto di amore da parte di Dio, ed in questo senso si attribuisce allo Spirito Santo, che appunto la Genesi descrive aleggiante sulle acque caotiche. Era Dio, che amando fecondava questa materia primordiale, e ne traeva i vari gradi delle creature. Nel Testamento Nuovo poi la venuta dello Spirito Santo ha dato anima al corpo della Chiesa, la quale cosi ha potuto iniziare la sua missione in continuazione di quella di Gesù.
Nella colletta sulle oblate oggi supplichiamo il Signore a gradirle, e pei meriti del Sacrificio lo supplichiamo a purificare col fuoco del Paraclito il cuore nostro da tutte le sozzure del vizio. Il Paraclito è amore, ed al fuoco dell’amore tutto si distrugge; onde disse Gesù di Maria di Magdala: «Siccome ha amato molto, le viene altresì perdonato molto».
L’antifona della Comunione è assai bene appropriata alla circostanza. Il grido di Gesù nell’ultimo giorno della solennità dei Tabernacoli, quando cioè i sacerdoti andavano ad attingere l’acqua alla fonte di Siloe, viene ripetuto oggi che appunto ricorre l’estrema festa del ciclo pasquale. L’acqua della grazia, di cui discorre qui Gesù, simboleggia lo Spirito Santo, e più particolarmente le onde battesimali da lui fecondate. E’ questa la cagione per cui la Chiesa latina amministra solennemente il battesimo anche nella Vigilia di Pentecoste.
Nella colletta dopo la Comunione supplichiamo il Signore che il suo Spirito venga a purificare coi suoi ardori di amore, di penitenza e di fervido zelo le nostre macchie. Né ci devono spaventare queste fiamme destinate a corrodere il vizio e a purificare lo spirito. Il Paraclito ce le rende dolci, perché al tempo stesso ci dà il dolce refrigerio della rugiada delle sue consolazioni. Quella rugiada interiore che feconda i fiori e i frutti santi.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – IV. Il Battesimo nello Spirito e nel fuoco (La Sacra Liturgia durante il ciclo Pasquale), Torino-Roma, Marietti, 1930, pp. 147-152.
LEX ORANDI, LEX CREDENDI, LEX VIVENDI. Ritiro condotto da dom Cassian Folsom osb a Lentiai (Belluno)
Dal 15 al 18 Luglio 2024 presso la Casa di spiritualità Stella Maris ed Eremo di S. Donato a Lentiai (Belluno) si svolgerà il ritiro estivo LEX ORANDI, LEX CREDENDI, LEX VIVENDI condotto da dom Cassian Folsom osb, fondatore del Monastero di S. Benedetto in Norcia, con meditazioni e lezioni di canto gregoriano a cura di Maria Silvia Roveri.
Il ritiro è organizzato dalla Comunità Demamah – Associazione privata di fedeli (S. Giustina, Belluno).
Sono aperte le iscrizioni fino a esaurimento posti entro il 30 giugno 2024.
Per informazioni e iscrizioni: info@demamah.it tel. +39 339 2981446.
L’11 maggio 2024 a Roma Messa per il ritorno della festa dell’Ascensione
Sabato 11 maggio 2024 alle 18:30 alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Roma l’associazione Una Voce Italia fa celebrare una Messa in rito tridentino secondo la seguente intenzione: che in Italia ritorni festa civile l’Ascensione il giovedì quaranta giorni dopo la risurrezione di Gesù, e sia abrogata l’infausta legge 5 marzo 1977, n. 54.
Giovedì 9 maggio 2024 Ascensione
Viri Galilaéi, quid admirámini aspiciéntes in cælum? allelúja : quemádmodum
vidístis eum ascendéntem in cælum, ita véniet, allelúja, allelúja, allelúja.
9 Maggio settimo delle Idi
Giovedì
Ascensione del Signore
Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di III Ordine. Paramenti bianchi. Messa «Viri Galilaéi». Stazione a S. Pietro.
IN ASCENSIONE DOMINI
Duplex I classis cum Octava privilegiata III Ordinis
Statio ad S. Petrum
Introitus Act. 1, 11
VIri Galilaéi, quid admirámini aspiciéntes in cælum? allelúja : quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cælum, ita véniet, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. 46, 2. Omnes gentes, pláudite mánibus : jubiláte Deo in voce exsultatiónis. V). Glória Patri. Viri.
Oratio
COncéde, quaésumus, omnípotens Deus : ut, qui hodiérna die Unigénitum tuum, Redemptórem nostrum, ad cælos ascendísse crédimus; ipsi quoque mente in cæléstibus habitémus. Per eúndem Dóminum.
Léctio Actuum Apostólorum
Act. 1, 1-11
PRimum quidem sermónem feci de ómnibus, o Theóphile, quæ cœpit Jesus fácere et docére usque in diem, qua, præcípiens Apóstolis per Spíritum Sanctum, quos elégit, assúmptus est : quibus et praébuit seípsum vivum post passiónem suam in multas arguméntis, per dies quadragínta appárens eis et loquens de regno Dei. Et convéscens, præcépit eis ab Jerosólymis ne discéderent, sed exspectárent promissiónem Patris, quam audístis (inquit) per os meum : quia Joánnes quidem baptizávit aqua, vos autem baptizabímini Spíritu Sancto non post multos hos dies. Igitur qui convénerant, interrogábant eum, dicéntes : Dómine, si in témpore hoc restítues regnum Israël? Dixit autem eis : Non est vestrum nosse témpora vel moménta, quæ Pater pósuit in sua potestáte : sed accipiétis virtútem superveniéntis Spíritus Sancti in vos, et éritis mihi testes in Jerúsalem et in omni Judaéa et Samaría et usque ad últimum terræ. Et cum hæc dixísset, vidéntibus illis, elevátus est, et nubes suscépit eum ab óculis eórum. Cumque intuerétur in cælum eúntem illum, ecce, duo viri astitérunt juxta illos in véstibus albis, qui et dixérunt : Viri Galilaéi, quid statis aspiciéntes in cælum? Hic Jesus, qui assúmptus est a vobis in cælum, sic véniet, quemádmodum vidístis eum eúntem in cælum.
Allelúja, allelúja. V). Ps. 46, 6. Ascéndit Deus in jubilatióne, et Dóminus in voce tubæ. Allelúja. V). Ps. 67, 18-19. Dóminus in Sina in sancto, ascéndens in altum, captívam duxit captivitátem. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Marcum Marc. 16, 14-20
IN illo témpore : Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Jesus : et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis : quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis : Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit : qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur : In nómine meo dæmónia ejícient : linguis loquántur novis : serpéntes tollent : et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit : super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Jesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cælum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte sermónem confirmánte, sequéntibus signis.
¶ Dicto Evangelio exstinguitur Cereus paschalis, nec ulterius accenditur, nisi in Sabbato Pentecostes ad benedictionem Fontis.
Credo.
Offertorium. Ps. 46, 6. Ascéndit Deus in jubilatióne, et Dóminus in voce tubæ, allelúja.
Secreta
SÚscipe, Dómine, múnera, quæ pro Fílii tui gloriósa Ascensióne deférimus : et concéde propítius; ut a præséntibus perículis liberémur, et ad vitam perveniámus ætérnam. Per eúndem Dóminum.
Præfatio et Communicántes propria per totam Octavam.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui post resurrectiónem suam ómnibus discípulis sui maniféstus appáruit, et ipsis cernéntibus est elevátus in cælum, ut nos divinitátis suæ tribúeret esse partícipes. Et ídeo, cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Ps. 67, 33-34. Psállite Dómino, qui ascéndit super cælos cælórum ad Oriéntem, allelúja.
Postcommunio
PRæsta nobis, quaésumus, omnípotens et miséricors Deus : ut, quæ visibílibus mystériis suménda percépimus, invisíbili consequámur efféctu. Per Dóminum.
¶ Infra Octavam Missa dicitur ut in Festo, et in ea adduntur, juxta Rubricas, Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, nempe 2ª de S. Maria, 3ª contra persecutores Ecclesiæ, vel pro Papa.
8 maggio 2024 Apparizione di san Michele Arcangelo
Concussum est mare et contrémuit terra, ubi Archángelus Míchaël descéndit de cælo.
8 Maggio ottavo delle Idi
Mercoledì delle Rogazioni. Vigilia dell’Ascensione
Apparizione di san Michele Arcangelo
Doppio maggiore. Paramenti bianchi. Messa «Benedícite Dóminum».
Die 8 Maji
IN APPARITIONE
S. MICHAELIS ARCHANGELI
Duplex majus
Introitus Ps. 102, 20
BEnedícite Dóminum, omnes Angeli ejus : poténtes virtúte, qui fácitis verbum eius, ad audiéndam vocem sermónum ejus. Ps. ibid., 1. Bénedic, ánima mea, Dómino : et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. V). Glória Patri. Benedícite
Oratio
DEus, qui miro órdine, Angelórum ministéria hominúmque dispénsas : concéde propítius; ut, a quibus tibi ministrántibus in cælo semper assístitur, ab his in terra vita nostra muniátur. Per Dóminum.
2ª de Vigilia Oratio
DEus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis : ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, éadem faciámus. (Per Dóminum.)
3ª de Rogationibus Oratio
PRæsta, quaésumus, omnípotens Deus : ut, qui in afflictióne nostra de tua pietáte confídimus; contra advérsa ómnia, tua semper protectióne muniámur. Per Dóminum.
Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis
Apostóli Apoc. 1, 1-5
IN diébus illis : Significávit Deus quæ opórtet fíeri cito, mittens per Angelum suum servo suo Joánni, qui testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Jesu Christi, quacúmque vidit. Beátus qui legit, et audit verba prophetíæ hujus : et servat ea, qua in ea scripta sunt : tempus enim prope est. Joánnes septem ecclésiis, quæ sunt in Asia. Grátia vobis, et pax ab eo, qui est, et qui erat, et qui ventúrus est : et a septem spirítibus, qui in conspéctu throni ejus sunt : et a Jesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum, et princeps regum terræ, qui diléxit nos, et lavit nos a peccátis nostris in sánguine suo.
Allelúja, allelúja. V). Sancte Míchaël Archángele, defénde nos in proélio : ut non pereámus in treméndo judício. Allelúja. V). Concussum est mare et contrémuit terra, ubi Archángelus Míchaël descéndit de cælo. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Matthaéum Matth. 18, 1-10
IN illo tempóre : Accessérunt discípuli ad Jesum, dicéntes : Quis, putas, major est in regno cælórum? Et ádvocans Jesus párvulum, státuit eum in médio eórum, et dixit : Amen dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cælórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno cælórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui autem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, éxpedit ei, ut suspendátur mola asinária in collo ejus, et demergátur in profúndum maris. Væ mundo a scándalis. Necésse est enim ut véniant scándala : verúmtamen væ hómini illi, per quem scándalum venit. Si autem manus tua, vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum, et prójice abs te : bonum tibi est ad vitam íngredi débilem, vel claudum, quam duas manus, vel duos pedes habéntem mitti in ignem ætérnum. Et si óculus tuus scandalízat te, érue eum, et prójice abs te : bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte ne contemnátis unum ex his pusíllis : dico enim vobis, quia Angeli eórum in cælis semper vident faciem Patris mei, qui in cælis est.
Credo.
Offertorium. Apoc. 8, 3 et 4. Stetit Angelus juxta aram templi, habens thuríbulum áureum in manu sua, et data sunt ei incénsa multa : et ascéndit fumus arómatum in conspéctu Dei, allelúja.
Secreta
HÓstias tibi, Dómine, laudis offérimus, supplíciter deprecántes : ut easdem, angélico pro nobis interveniénte suffrágio, et placatus accípias, et ad salútem nostram proveníre concédas. Per Dóminum.
2ª de Vigilia Secreta
SÚscipe Dómine, fidélium preces cum oblatiónibus hostiárum : ut, per hæc piæ devotiónis offícia, ad cæléstem glóriam transeámus. (Per Dóminum.)
3ª de Rogationibus Secreta
HÆc múnera, quaésumus, Dómine, et víncula nostræ pravitátis absólvant, et tuæ nobis misericórdiæ dona concílient. Per Dóminum.
Præfatio Paschalis.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : Te quidem Dómine omni témpore, sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo, cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Dan. 3, 58. Benedícite, omnes Angeli Dómini, Dóminum : hymnum dícite, et superexáltate eum in saécula, allelúja.
Postcommunio
BEáti Archángeli tui Michaélis intercessióne suffúlti : súpplices te, Dómine, deprecámur; ut, quod ore proséquimur, contingámus et mente. Per Dóminum.
2ª de Vigilia Postcommunio
TRíbue nobis, Dómine, cæléstis mensae virtúte satiátis : et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere. (Per Dóminum.)
3ª de Rogationibus Postcommunio
VOta nostra, quaésumus, Dómine, pio favóre proséquere : ut, dum dona tua in tribulatióne percípimus, de consolatióne nostra in tuo amóre crescámus. Per Dóminum.
In fine legitur Evangelium Vigiliæ :
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem Joann. 17, 1-11
IN illo témpore : Sublevátis Jesus oculis in cælum, dixit : Pater, venit hora, clarífca Fílium tuum, ut Fílius tuus clarífcet te : sicut dedísti ei potestátem omnis carnis, ut omne, quod dedísti ei, det eis vitam ætérnam. Hæc est autem vita ætérna : ut cognóscant te, solum Deum verum, et quem misísti Jesum Christum. Ego te clarificávi super terram : opus consummávi, quod dedísti mihi, ut fáciam : et nunc clarífica me tu, Pater, apud temetípsum, claritáte, quam hábui, priúsquam mundus esset, apud te. Manifestávi nomen tuum homínibus, quos dedísti mihi de mundo. Tui erant, et mihi eos dedísti; et sermónem tuum servavérunt. Nunc cognovérunt, quia ómnia, quæ dedísti mihi, abs te sunt : quia verba, quæ dedísti mihi, dedi eis : et ipsi accepérunt, et cognovérunt vere, quia a te exívi, et credidérunt, quia tu me misísti. Ego pro eis rogo, non pro mundo rogo, sed pro his, quos dedísti mihi : quia tui sunt : et mea ómnia tua sunt, et tua mea sunt : et clarificátus sum in eis. Et jam non sum in mundo, et hi in mundo sunt, et ego ad te vénio.
¶ Pro votiva de S. Michaële, Tempore Paschali, Messa dicitur ut supra.
Extra Tempus Paschale, ut in ejus Dedicatione, die 29 Septembris.